IL BANDITO

Alberto Lattuada

Sog.: Alberto Lattuada; Scen.: Oreste Biancoli, Mino Caudana, Ettore Maria Margadonna, Tullio Pinelli, Piero Tellini, Alberto Lattuada; F.: Aldo Tonti; Mo: Mario Bonotti; Scgf.: Guglielmo Borzone; Mu.: Felice Lattuada; Su.: Mario Amari; Int.: Anna Magnani (Lydia), Amedeo Nazzari (Ernesto Ferrero), Carla Del Poggio (Maria Ferrero), Carlo Campanini (Car- lo Pandolfi), Eliana Banducci (Rosetta), Mino Doro (Mirko), Folco Lulli (Andrea), Mario Perrone (il gobbo), Amato Garbini (Faustino), Gianni Appelius (Calligaris), Ruggero Madrigali, Thea Aimaretti; Prod.: Dino De Laurentiis per la Lux Film 35mm. D.: 87′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il mio incontro con la Magnani, per esempio, fu uno scontro straordinario, fu una misura di forze, chi era più forte mangiava l’altro. Spero che voi possiate vedere Il bandito, che secondo me lei fece straordinariamente bene. Il bandito è il frutto di un incontro sul set quasi da circo, direi: di là la tigre e di qua il domatore (o viceversa). Se la forza di dominio e la decisione omicida dell’uno o dell’altro prevalevano, finalmente accadeva qualche cosa. E il sentirsi dominata dava a lei una certa soddisfazione. Perché quando la Magnani si sente dominata, allora diventa veramente un’eruzione di cose che partono dal fondo e che sono di una ricchezza e di una forza meravigliose.

Alberto Lattuada, L’amara rivolta dell’uomo solo, “Bianco e Nero”, n. 6, giugno 1961

 

Alberto Lattuada, per preparazione e per origini, appartiene al gruppo degli intellettuali cinematografici, ma fra di essi è forse il solo che abbia veramente capito cos’è il cinematografo, e lo va dimostrando non con articoli, ma con film. L’ultimo suo, Il bandito, è un felice incontro fra i gusti del pubblico e la dignità artistica del realizzatore. (…) È troppo facile dire, come ripetono tanti: “Per il pubblico ci vogliono cose grossolane, ci vuole Il fornaretto di Venezia”; così ragionano i pigri, e coloro che comunque non riuscirebbero a far meglio del Fornaretto di Venezia. Lattuada ha lavorato per il pubblico, ma è rimasto Lattuada, firmando un ottimo film; e sono pronto a scommettere un reggipetto di Rita Hayworth contro una nazionale zigrinata, che il pubblico decreterà a Il bandito un eccezionale successo, dimostrando così che gli piacciono anche le cose belle, purché non lo costringano a sbadigliare.

Adriano Baracco, Ha ragione “Il bandito”, “Hollywood”, n. 44, 5 novembre 1946

 

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