Idiot

Ivan Pyr'ev

T. it.: L’idiota. Sog.: dall’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij. Scen.: Ivan Pyr’ev. F.: Valentin Pavlov. Mo.: Anna Kulganek. Scgf.: Stalen Volkov. Mu.: Nikolaj Krjukov (testi delle canzoni di Michail Matusovskij). Su.: Evgenija Indlina. Int.: Jurij Jakovlev (principe Myškin), Julija Borisova (Nastas’ja Filippovna), Nikita Podgornyj (Ganja Ivolgin), Ivan Ljubeznov (generale Ivolgin), Vera Pašennaja (la moglie del generale), Sergej Martinson (Lebedev), Leonid Parchomenko (Parfen Rogožin), Klavdija Polovikova (Nina Ivolgina), Grigorij Špigel’ (Pticyn). Prod.: Mosfil’m. Pri. pro.: 12 maggio 1958 35mm. D.: 124’. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Pyr’ev non è esattamente il tipo di regista che viene associato al disgelo, anche se fu uno dei suoi principali artefici. Diresse la Mosfil’m dal 1954 al 1957, periodo fin troppo breve durante il quale appoggiò, tra gli altri, Grigorij Cˇuchraj (Sorok pervyj, 1956) ed El’dar Rjazanov (Karnaval’naja nocˇ’, 1957) quando nessuno credeva nel loro talento e nelle loro idee. Critica e spettatori gli diedero ragione. Si dice che lo fece non perché amasse i loro film, ma perché capiva che il cinema sovietico aveva un disperato bisogno di quel tipo di storie e di immagini. Ma questa non è che una dimensione del rapporto tra Pyr’ev e il disgelo. Un altro importante aspetto è rappresentato dalle opere comprese tra Ispytanie vernosti [Devozione, 1954] e Svet dalëkoj zvezdy (1965), il suo ultimo film (Pyr’ev morì durante la lavorazione del suo progetto più ambizioso, I fratelli Karamazov, che fu completato nel 1969 dai suoi interpreti, i celebri attori Kirill Lavrov e Michail Ul’janov). Non si esagera affermando che tutto quel periodo è segnato da un’epica esplorazione del paesaggio mentale di Dostoevskij e che L’idiota ne è la stella polare. Pyr’ev non tentò di creare gli equivalenti cinematografici della prosa di Dostoevskij; costruì invece melodrammi intrisi delle ossessioni e delle idee dello scrittore. Un Dostoevskij del popolo, per così dire, che qui funzionò magnificamente (mentre fece fiasco in Belye nocˇi, 1960). L’idiota mostra un regista che sta cadendo a pezzi e che ne è perfettamente consapevole. Pyr’ev aveva preso le tenebre per mano. Non le lasciò più.

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