ICH DENKE OFT AN HAWAII

Elfi Mikesch

Scen., F., Scgf.: Elfi Mikesch. M.: Elfi Mikesch, Elfi Tillack. Int.: Carmen Rossol, Ruth Rossol, Tito Rossol. Prod.: Oh Muvie Produktion, Laurens Straub, Zweites Deutsches Fernsehen, ZDF. DCP. D.: 85’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Ritratto di una madre single di Berlino, che lavora come donna delle pulizie, e dei suoi due figli. Il marito, un soldato americano di Portorico, ha abbandonato la famiglia dopo tre anni, lasciando solo “alcune cartoline e un disco di musica hawaiana”. Al centro del film c’è la figlia sedicenne, Carmen, ma viene dato molto spazio anche alla madre, che lavora per mantenere la famiglia. Durante le riprese sono state realizzate scene di finzione che si giustappongono alle sequenze documentarie. Queste ultime servono innanzitutto per introdurre l’ambiente urbano in cui vive la famiglia. La macchina da presa si limita a registrare, lasciando che la desolazione dei luoghi parli da sola. Le ripetizioni sottolineano l’uniformità delle routine quotidiane mostrate. Vediamo più e più volte la madre che esce di casa alle cinque del mattino, va al lavoro, lava i pavimenti degli uffici. Il corridoio ci appare infinito mentre la vediamo strisciare all’indietro sulle ginocchia per pulire, pezzo dopo pezzo; il gesto con cui strizza lo straccio viene compiuto ripetutamente. Seguono senza soluzione di continuità le immagini in cui pulisce casa sua: a cambiare sono solo i colori del secchio e dei guanti di gomma. La figlia partecipa ai lavori domestici, ma per lei si prospetta un futuro diverso: fa i compiti e frequenta il liceo. Malgrado gli spazi angusti del trilocale e una quotidianità opprimente e faticosa, i protagonisti hanno sviluppato per il film forme di auto-drammatizzazione in cui, per mezzo di abiti e oggetti di scena originali, evocano momenti che richiamano lo splendore del barocco spagnolo o un esotismo d’ispirazione cinese. In questi tableaux l’ingenuità e la rifrazione ironica si uniscono al coraggio di ritrarre desideri personali e sogni a occhi aperti.

Heike Klippel, Ein in Maßen komischer Beitrag zur der Frage, warum aus Frauen selten etwas wird, in Selbstbestimmt. Perspektiven von Filmemacherinnen, a cura di Karin Herbst-Messlinger e Rainer Rother, Bertz + Fischer, Berlino 2019

Copia proveniente da

Restaurato nel 2018 da Deutsche Film- und Fernsehakademie Berlin e Deutsche Kinemathek presso il laboratorio ARRI Media a partire dall’invertibile originale 16mm