ELFI MIKESCH: FILMARE È DEDIZIONE

A cura di Martin Koerber

“Filmare è sempre dedizione. Credo che girare abbia poco a che fare con il potere e molto con il ritmo e l’equilibrio. Durante il lavoro la macchina da presa diventa una parte del corpo. Gli attori e i loro movimenti nello spazio possiedono un specifico ritmo. È come se danzassi con il mio soggetto”. Così Elfi Mikesch, intervistata nel 1991 da Peter Körte.
Nata in Austria nel 1940 e attiva a Berlino a partire dagli anni Sessanta, Elfi Mikesch è tra i direttori della fotografia più importanti del cinema tedesco. Dopo gli esordi come fotografa, si è avvicinata al cinema nei primi anni Settanta. Oltre a realizzare film propri, ha lavorato come direttrice della fotografia a più di cinquanta opere di altri registi, tra cui Werner Schroeter, Rosa von Praunheim, Monika Treut, Friederike Pezold, Heinz Emigholz, Cynthia Beatt e Teresa Villaverde. È stata insignita tre volte del Deutscher Kamerapreis, compreso il premio alla carriera ricevuto nel 2006. Nei suoi oltre venti film, dei quali è spesso anche sceneggiatrice e produttrice, si muove liberamente tra vari generi. Molte delle sue opere sono documentari, ma grazie alla loro libertà formale tendono a sconfinare nella sperimentazione poetica e si distinguono in particolare per la raffinatezza dell’illuminazione e dei movimenti di macchina.
“Quando la notte dormiamo e sogniamo, noi giochiamo. La nostra anima gioca con tutto ciò con cui non le è permesso giocare durante il giorno. Nei miei film faccio altrettanto: integro l’esperienza del gioco nei rapporti con le persone che lavorano con me. Non me ne vado, non le lascio sole. Giochiamo insieme. Non è sempre facile. All’inizio possono esserci delle difficoltà; la fiducia non si instaura subito, non ci si conosce. È proprio in quel momento che la giocosità diviene il modo migliore per creare una fiducia reciproca. […] Questo modo di lavorare, questo approccio agli altri, e tra noi questo strumento bellissimo, la macchina da presa, che aiuta a catturare il tutto, la collaborazione con le persone che lavorano al film, al montaggio, al suono, o con  gli assistenti, tutto il bel lavoro che facciamo insieme: è un metodo che mi piace moltissimo. Non ho mai frequentato una scuola dove mi hanno detto ‘questo è un documentario, questo è un lungometraggio’. Probabilmente ciò contribuisce alla mia imparzialità rispetto a entrambe le possibilità” (dichiarazione di Mikesch a Christoph Hübner).
La maggior parte dei suoi primi film è stata inaccessibile per anni, se non in copie 16mm molto danneggiate, prima che la Deutsche Kinemathek ne intraprendesse il restauro. Questo programma ne presenta cinque, che esemplificano il suo eclettico stile di regia.

Martin Koerber