Hitori Musuko

Yasujiro Ozu

T. it.: Figlio unico. T. int.: The Only Son. Sog.: James Maki [Yasujiro Ozu]. Scen.: Masao Arata, Tadao Ikeda. F.: Shojiro Sugimoto. Scgf.: Tatsuo Hamada. Mus.: Senji Ito. Su.: Hideo Mohara, Eiichi Hasegawa. Int.: Choko Iida (Tsune Nonomiya), Shin’ichi Himori (Ryosuke Nonomiya), Masao Hayama (Ryosuke bambino), Yoshiko Tsubouchi (Sugiko), Mitsuko Yoshikawa (Otaka), Chishu Ryu (Okubo), Tomoko Naniwa (moglie di Okubo), Bakudan-kozo (figlio di Okubo), Tokkan-kozo (Tomibo), Kazuko Kojima (Kimiko). Prod.: Shochiku
35mm. D.: 82′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Ozu fu l’ultimo dei maestri riconosciuti del cinema giapponese a convertirsi al sonoro. Il suo primo talkie, Figlio unico, è dunque la conclusione ideale di questa rassegna sulle origini del cinema sonoro giapponese. Ozu ritardò il passaggio al sonoro perché aveva promesso di usare un sistema di sonorizzazione sviluppato dal suo operatore di fiducia, Hideo Mohara. Per una di-sputa contrattuale con la Tsuchihashi, che produceva i sistemi di sonorizzazione impiegati dalla Shochiku, Ozu fu costretto a girare Figlio unico non nei nuovi studios della Shochiku a Ofuna ma nei vecchi teatri di posa della compagnia che avevano sede nel quartiere di Kamata, a Tokyo. Tony Rayns osserva che “Diversamente dagli studios di Ofuna (il cui logo appare all’inizio del film), quelli di Kamata non erano insonorizzati, e dunque le riprese furono disturbate dai rumori provenienti dall’esterno. Peggio ancora, era già in corso la demolizione dei teatri di posa, e Ozu fu costretto a costruire un set cinematografico improvvisato”.
Ma il regista riuscì a superare tutte queste difficoltà e a creare un capo lavoro che Noël Burch ha definito “risultato supremo”. Per mantenere il figlio agli studi, una donna lavora duramente in un setificio nella prefettura di Nagano; quando andrà a trovare il giovane a Tokyo scoprirà che svolge un umile lavoro di insegnante in una scuola serale. Il film, una delle critiche più taglienti di Ozu alla società giapponese, rivela uno stile rigoroso e quantomai preciso e inventivo, caratterizzato da un’attenta composizione e da un montaggio evocativo. Ma non mancano pennellate giocose, come la scena (che più di un critico ha interpretato come un velato commento politico) in cui la madre si addormenta durante la visione di un importante film sonoro dell’attore-regista tedesco Willi Forst. 

 

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