Hiroshima Mon Amour
Scen: Marguerite Duras. F.: Michio Takahashi, Sacha Vierny. M.: Jasmine Chasney, Henri Colpi, Anne Sarraute. Scgf.: Esaka, Antoine Mayo, Maurice Petri. Mus.: Georges Delerue, Giovanni Fusco. Int.: Emmanuelle Riva (lei), Eiji Okada (lui), Stella Dassas (la madre), Pierre Barbaud (il padre), Bernard Fresson (il fidanzato tedesco). Prod.: Anatole Dauman, Samy Halfon per Argos Films. Pri. pr .: 10 giugno 1959. DCP. D.: 92′. Bn.
Scheda Film
A 54 anni dalla sua uscita nelle sale, Hiroshima mon amour è stato restaurato interamente in 4K attraverso un lungo ecomplesso lavoro, realizzato a partire dal negativo-camera e da un controtipo positivo di prima generazione. Particolare attenzione è stata riservata al rispetto della grana originale del film, che ha caratteristiche diverse soprattutto tra le parti giapponesi e quelle francesi ma anche nei molti e diversi stock di pellicola montati nel negativo. Il restauro ha rispettato pienamente l’estetica originale del film e il grading curato da Renato Berta è stato portato avanti grazie alla sua grande esperienza di direttore della fotografia e al costante riferimento a una copia d’epoca. Il restauro del suono è stato fatto, seguendo le indicazioni di Resnais, nel modo più trasparente possibile e nel pieno rispetto delle sonorità della copia d’epoca che anche in questo ambito ha costituito un importante riferimento.
Con Hiroshima mon amour non ci troviamo di fronte a un film classico in cui la fotografia è invariata dall’inizio alla fine. La narrazione del film è perfettamente lineare ma basata sulla discontinuità del montaggio fotografico, temporale e geografico. […] Il lavoro che ho fatto su questo restauro ha rappresentato un viaggio inusuale e affascinante nel cuore del film. Spesso mi è sembrato di avere accesso alle dinamiche più profonde dei diversi creatori: i due direttori della fotografia, gli attori e, naturalmente, il regista. Spero di non aver tradito le loro intenzioni.
Renato Berta
Potete immaginare Vélasquez che ha appena concluso le sue Meninas mentre già Picasso intesse le sue mirabili variazioni? Certamente no. Ecco, accade qualcosa di simile. Con Hiroshima mon amour, Alain Resnais affranca il cinema dal XVII secolo per immergerlo senza transizioni nel cuore del XX. […] Infrange il quadro della narrazione tradizionale e introduce la tecnica romanzesca cara a Faulkner: il passato dei personaggi o quello storico risale a sprazzi alla superficie del presente e, allo stesso tempo, lo avvelena. D’altra parte, introducendo il cinema nel cinema, Resnais eguaglia le opere letterarie più recenti di un Klossowski o di un Borges: ci offre la riflessione al secondo grado, ci invita al gioco degli specchi […]. Un musicologo, inoltre, potrebbe ritrovare nel ritmo e nel montaggio dei piani di Hiroshima mon amour l’influenza di Stravinskij.
Infine, dal punto di vista pittorico, questo film evoca il cubismo, Picasso e Braque. Moderno, Hiroshima mon amour lo è anche per il suo soggetto. È la tragedia dell’impossibilità dell’unione e della pienezza di sé. È la vittoria della segmentazione, della dissociazione, del frammentario. È impossibile essere totalmente uno perché viviamo nell’istante e ogni istante ci condanna alla nascita ma anche alla morte di una parte di noi stessi. È forse il simbolo profondo della prima immagine del film. Si vedono solo due corpi abbracciati, entrambi indistinti mentre li ricopre una pioggia di cenere. Questa cenere si può immaginare sia la stessa della bomba atomica, ossia come quella delle vestigia della guerra che ricadono ancora sul presente e lo contaminano. Ma io preferisco vedervi il simbolo di una dialettica dell’istante: nello stesso tempo in cui questi individui “si incendiano l’uno per l’altro” (come viene detto ad un certo punto nel testo) già li ricopre la cenere di questo fuoco, la cenere dell’oblio.
Jean Douchet, Hiroshima mon amour, “Arts”, n. 727, 17-23 giugno 1959
Restaurato da Argos Films, Fondation Groupama Gan pour le Cinéma, Fondation Technicolor pour le Patrimoine du Cinéma, Fondazione Cineteca di Bologna, con il sostegno di Centre National du Cinéma et de l'Image Animée presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata. Color grading supervisionato da Renato Berta