HELL’S HINGES

William S. Hart, Charles Swickard

T.  it.: Il vendicatore; Scen.: C. Gardner Sullivan; F.: Joe August; Tit.: Mon Randall; Int.: William S. Hart (Blaze Tracy), Clara Williams (Faith Henley), Jack Standing (Rev. Robert Henley), Louise Glaum (Dolly), Alfred Hollingsworth (Silk Miller), Robert McKim (un prete), J. Frank Burke (Zeb Taylor), Robert Kortman, John Gilbert, Jean Hersholt, Leo Willis; Prod.: Thomas H. Ince per Triangle Film Corporation 35mm. L.: 1352 m. D.: 63’ a 19 f/s. Bn e Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Sarebbe un errore considerare Hell’s Hinges come un semplice Western, perché “si avvicina più a La leggenda di Gosta Berling che non a Il segreto dell’abisso”, come scrisse lo storico del cinema William K. Everson nel suo volume del 1962 The Western: From Silents to Cinerama (scritto con George Fenin), il primo serio studio in lingua inglese sul genere, non a caso dedicato a “William S. Hart, il più grande attore e regista western di sempre”. L’uso che Hart fa del paesaggio, la sua austera visione morale e la sua riluttanza a ornare i film con le tipiche convezioni di Hollywood (in particolare rispetto a Tom Mix), ricordavano a Everson i capolavori di Sjöström e Stiller. L’incendio finale è puramente spettacolare, come in un film di Mix, o è un’affermazione morale che suggerisce (e prefigura) il rogo del castello di Ekeby nel grande film di Stiller? Lo sceneggiatore C. Gardner Sullivan prese gli spunti narrativi essenziali di un film da due bobine di Ince-Hart, The Conversion of Frosty Blake (girato sei mesi prima) e li trasformò in qualcosa di diverso da un “semplice western”. Hell’s Hinges si fa gioco della presunta superiorità morale delle praterie dell’Ovest rispetto alle città dell’est, attaccando direttamente uno dei cardini della mitologia western americana. Questo luogo non è né un giardino né una landa selvaggia, ma una manciata di squallide facciate di negozi e case di piacere, una sabbia mobile morale che finisce per risucchiare anche il reverendo locale. In un climax straordinario che ricorda sia High Plains Drifter (Lo straniero senza nome) che la parabola biblica di Sodoma e Gomorra, il personaggio di Hart mette a fuoco la cittadina e guida tutti gli abitanti sopravvissuti, buoni e cattivi, attraverso il deserto.

Richard e Diane Koszarski

Copia proveniente da

Copia stampata nel 1988 da materiali nitrato. Le imbibizioni originali sono state duplicate su pellicola a colori