GIOVENTÙ PERDUTA

Pietro Germi

Sog.: Pietro Germi. Scen.: Mario Monicelli, Antonio Pietrangeli, Enzo Provenzale, Leopoldo Trieste, Bruno Valeri, Pietro Germi, Enrico Ribulsi. F.: Carlo Montuori. M.: Renato May. Scgf.: Gianni Mazzocca. Mus.: Carlo Rustichelli. Int.: Carla Del Poggio (Luisa), Massimo Girotti (Marcello), Jacques Sernas (Stefano), Franca Maresa (Maria), Diana Borghese (Stella), Nando Bruno (commissario), Leo Garavaglia (professor Pietro Manfredi), Dino Maronetto (Berto). Prod.: Carlo Ponti per Lux Film. DCP. D.: 80’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il ‘caso’ Gioventù perduta [è] scatenato da una lettera [firmata da 36 fra registi, sceneggiatori e intellettuali dello spettacolo] e destinato a rimanere unico, nella carriera del regista genovese, per il massiccio sostegno trasversale ottenuto anche – soprattutto – a sinistra, nel corso di una vera e propria campagna stampa contro la censura. Portato a termine nell’autunno del 1947, il secondo lungometraggio di Germi ne è il protagonista indiscusso e forse ottiene il nulla osta, nel gennaio del 1948, anche grazie a questa imponente mobilitazione. […] Fra gli argomenti adoperati sia nella lettera di protesta dei registi e intellettuali dello spettacolo, sia dalla stampa che interviene in difesa di Gioventù perduta, colpisce anzitutto l’equazione tra antifascismo e (neo)realismo, l’annessione indiscussa di ogni buon film al cinema (neo)realista e la convinzione che la censura voglia colpire proprio quel cinema, di cui Andreotti incarna il nemico per eccellenza. […] A disturbare fu invece soprattutto l’equazione tra delinquenza e borghesia […]. Gioventù perduta sembra voler illustrare lo sviluppo di una delinquenza giovanile di estrazione colta e borghese. Qui il giovane ‘perduto’ non è spinto dal bisogno, bensì dal desiderio di denaro; non fugge la fame, bensì vuole sottrarsi alla mortificazione del razionamento postbellico […]. Non a caso il film verrà considerato il capostipite di uno specifico filone transnazionale, che con I vinti (1953) di Michelangelo Antonioni e Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray segnerà gli anni Cinquanta. A quel tempo [Germi] è un cinefilo vorace che guarda soprattutto al cinema hollywoodiano, da poco tornato nelle sale italiane; un cinema di cui la critica del tempo nota subito l’influenza, commentando le affinità con il genere poliziesco (ovvero noir) e le somiglianze tra Jacques Sernas e Alan Ladd […]. Ma respira ugualmente la “fresca aria della realtà”, quella del suo tempo, qui restituita attraverso la cronaca a cui si ispira il soggetto; e questo basta alla stessa critica per inserirlo nella corrente (neo)realista. Perché è vero che Gioventù perduta racconta “una storia tipica del dopoguerra”, intrecciata fra l’altro a una riflessione sulle colpe dei padri, se non del fascismo.

Elena Dagrada, Un inizio contro. Censura e scrittura in “Gioventù perduta”, in Il cinema di Pietro Germi, a cura di Luca Malavasi ed Emiliano Morreale, Edizioni di Bianco e Nero/ Edizioni Sabinæ, Roma 2016

Copia proveniente da

Per concessione di Cristaldifilm. Restaurato nel 2021 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Cristaldifilm presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, a partire dai negativi immagine e suono originali messi a disposizione da CSC – Cineteca Nazionale. Un duplicato positivo di prima generazione, anch’esso depositato presso CSC – Cineteca Nazionale, è stato necessario per sostituire le parti decadute e un rullo mancante. Con il sostegno di Ministero della cultura