FORTY GUNS

Samuel Fuller

Tit. it.: “Quaranta pistole”; Scen.: Samuel Fuller; F.: Joseph Biroc; M.: Gene Fowler, Jr; Scgf.: John Mansbridge; Cost.: Charles Le Maire, Leah Rhodes; Trucco: Robert J. Schiffer; Mu.: Harry Sukman; Canzoni: Victor Young; Su.: Harry M. Leonard, Jean Speak; Ass.R.: Harold E. Knox; Int.: Barbara Stanwyck (Jessica Drummond), Barry Sullivan (Griff Bonell), Dean Jagger (Ned Logan), John Ericson (Brockie Drummond), Gene Barry (Wes Bonell), Robert Dix (Chico Bonell), Jack “Jidge” Carroll (Barney Cashman), Paul Dubov (il giudice Macy), Gerald Milton (Shotgun Spanger), Ziva Rodann (Rio), Hank Worden (John Chisum), Sandra Wirth (la ragazza di Chico), Neyle Morrow (Wiley), Eve Brent (Louvenia Spanger), Chuck Roberson (Howard Swain), Chuck Hayward (Charlie Savage); Prod.: Globe Enterprises per 20th Century Fox 35mm. D.: 79’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In Fuller e altri importanti registi dell’epoca, come Nicholas Ray, l’orizzontalità impronta l’immagine. Apre il vecchio spazio che era ancora orientato nel senso della scena, visto che si girava negli studios. Diventa linea di fuga in cui vanno smarriti azione e caratteri. In questo film Fuller riesce persino a trasferire una spirale in orizzontale, trasforma l’interno di una canna di un fucile puntato in un cannocchiale. I cambiamenti di cui parlano questi film sono strettamente correlati con le nuove dimensioni dell’immagine. Solo per il fatto che lo schermo adesso appare come un parabrezza lo spettatore ha una diversa percezione del movimento al cinema. L’eroe dei western di Fuller non cavalca mai un ronzino. Attraversa la regione guidando in posizione pressoché fetale un carro. […] Il film è una sorta di storia negativa della creazione, una genesi distopica, il mito di una decadenza. Il filosofo Gilles Deleuze afferma che il cinema americano per lungo tempo non ha fatto che girare in molteplici varianti un unico film, la nascita di una nazione e di una civiltà. Con Fuller tutto questo finisce. Forty Guns è una pietra miliare.
Frieda Grafe, in Luce negli occhi, colori nella mente, Cineteca di Bologna/Le Mani 2002

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