Film di famiglia: Attilio e Bernardo Bertolucci a Casarola durante la guerra
DCP. D.: 5’. Bn
Scheda Film
Eterno ritorno a Casarola: nel film a un certo punto si vede il piccolo Bernardo correre dietro a una gallina. Siamo tra il 1943 e il 1944. C’è la guerra, ma a Casarola, frazione di Monchio delle Corti, sull’appennino parmense, si vive come sospesi in un’altra dimensione, di pace. Arriveranno presto i tedeschi a seminare il terrore. I Bertolucci si sono rifugiati nella casa di famiglia in montagna, nel luogo che – nella poesia di Attilio – si apre alla visione come “un paese favoloso, staccato non solo dalla pianura ma dal mondo”. Qui, nel mondo dei Bertolucci, un giorno il ventenne Antonio Marchi va a trovare l’amico Attilio, recando con sé la sua cinepresa, una macchina prodigiosa che fa ritornare indietro il tempo.
Di quella giornata, di quel ricordo, ecco un frammento in 16mm, una prima scena, una scena originaria. Così ci appare nel mistero del volto di un bimbo rapito dalla cinepresa e nel gioco degli sguardi intimi che presto si amplifica, quando Attilio e Antonio si scambia¬no quell’oggetto magico filmandosi a vicenda. Ci piace pensare che fu proprio la stessa cinepresa che più di dieci anni dopo impugnò Bernardo Berto¬lucci adolescente, proprio a Casarola, per girare i suoi primi due film, mitici e perduti, sulla teleferica e l’uccisione del maiale. Perché a passargliela – così si narra – fu proprio Antonio Marchi, giovane e brillante protagonista del cinema italiano (regista, produttore e critico) tra gli anni Quaranta e Cinquanta, troppo presto dimenticato. Proprio lui, che come scriverà in una nota Bernardo, “fu la mia prima pulsione erotica cinematografica. Se sono diventato regista di film è stato per imitare Antonio Marchi.”
Paolo Simoni