Quattro inquadrature, senza didascalie. 1. Cortile interno del Bardo. Alcuni uomini con divise e insegne. Con passo lento giunge il Bey, Muhammad al-Nasir, tozzo e barbuto. Nel suo entourage ci sono Habib Djellouli, Mustapha Dinguizli e Muhammad al-Munsif. 2. Esterno del Bardo con, a destra, la scalinata dei leoni. La macchina da presa segue il condannato a morte che scende le scale. Intorno guardie, gendarmi, spettatori e giornalisti. A sinistra una carrozza ferma. 3. Strada. Si avvicina la carrozza accompagnata da guardie a cavallo. 4. Dalla carrozza scende il condannato a morte con le mani legate e il volto bendato.
La qualità di queste impressionanti immagini risiede nella loro immediatezza. Ci rende partecipi dello sguardo che osserva da vicino, in maniera naturale, informale, tipico di Samama. Potrebbe trattarsi di riprese nel contesto del processo Djellaz del 1912, un’attribuzione su base tematica e stilistica. Albert Samama ha fotografato patiboli, ghigliottine ed esecuzioni; era inoltre fotografo ufficiale del tribunale.  Le  autorità d’occupazione francesi non gli permisero tuttavia di filmare l’esecuzione dei due condannati a morte dell’affaire Djellaz avvenuta il 26 ottobre 1912 a Tunisi. Il processo, svoltosi nel giugno dello stesso anno, si era concluso con sette condanne a morte. Cinque dei condannati erano stati graziati il 30 giugno 1912, mentre la domanda di grazia per Chedli el Guettari e Manoubi Djardjar era stata rifiutata il 17 ottobre 1912.

Mariann Lewinsky