EROTIKON

Mauritz Stiller

Sog.: dalla pièce A kék róka (La volpe azzurra, 1917) di Ferenc Herczeg. Scen.: Mauritz Stiller, Arthur Nordén. F.: Henrik Jaenzon. Scgf.: Axel Esbensen. Int.: Tora Teje (Irene), Anders de Wahl (Leo Charpentier), Karin Molander (Marthe), Elin Lagergren (madre di Irene), Lars Hanson (Preben Wells), Vilhelm Bryde (barone Felix), Torsten Hammaren (professor Sidonius). Prod.: Svensk Filmindustri. 35mm. L.: 1764 m. D.: 86’ a 18 f/s. Copia in bianco e nero con vere imbibizioni di Jan Ledecký

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Ci sono momenti in Erotikon, questa commedia che inaugura così bene gli anni Venti, con umoristica eleganza e soave sprezzatura morale, in cui ci si chiede: ma questa Tora Teje che soppesa gli uomini da sotto le palpebre un poco abbassate, che getta il collo all’indietro nella risata, che sorride o si dispera nell’ombra di un cappello ornato di graminacee, che tende il braccio da cui scivola un sontuoso manicotto di pelliccia, che non sai se è più incantevole in velluto o in plissé, questa ironica diva scandinava sta forse facendo Lyda Borelli (una Borelli chissà come catapultata nel regno della commedia), o sta indicando la strada alle Marie Prevost, alle Irene Rich, alle Kay Francis del Lubitsch che verrà? A quest’epoca, il borelleggiare può essere solo una citazione, forse consapevole forse no; mentre il nutrimento che Stiller sta fornendo al Lubitsch americano è indiscutibile e architettonico, passa attraverso le porte, gli specchi, gli spartiti musicali (il primo piano sul “Jeg elsker dig” del pentagramma tornerà identico nel “Ich liebe dich” di The Marriage Circle), le piccole statue allusive, le balaustre di legno di questa bella casa di Stoccolma, tutti lì a definire un perimetro borghese del desiderio amoroso.

Certo, alle spalle ci sono le commedie coniugali anni Dieci di DeMille, che sfumano via in uno ‘Stiller touch’ di nordica modernità: se là, dopo qualche giravolta, i mariti e le mogli conveniva tenerseli ben stretti, qui il desiderio, provvisorio, tenero, scaltro, può prendere i sentieri più sfacciati, e mentre Tora si congeda da un noioso matrimonio, dentro casa ci si prepara a consumare una specie di ridicolo incesto. Erotikon seminerà ancora più a lungo: anche se qualcuno nega tale filiazione, le lezioni d’amore bergmaniane riverberano la luce della maestria di Stiller, di quell’affettuosa distanza che espone la natura meccanica (o biologica) delle erotiche rondes. Basti citare, tra i riscontri possibili, lo spirito che animerà le promesse del libertino Jarl Kulle di Sorrisi di una notte d’estate: “Ti sarò fedele per sette eternità di piacere, ti sarò fedele finché la noia non ci separi”, solo patto che anche la nostra raffinata signora in velluto e plissé vorrebbe mai sottoscrivere. C’è poi chi, acuto e saggio come sempre, ha collocato le cose in un più serio contesto: “L’analisi dell’amore, eseguita in laboratorio, produce una commedia oggettiva sulla società civile svedese” (Peter von Bagh).

Paola Cristalli

Copia proveniente da

Restaurato nel 2020 da Svenska Filmistitutet e Národní filmový archiv