EN PASSANT PAR LA LORRAINE

Georges Franju

Scen.: Georges Franju. F.: Marcel Fradetal. M.: André Joseph. Mus.: Joseph Kosma. Int.: Georges Hubert (voce narrante). Prod.: Paul Legros per Forces et Voix de France. 16mm. D.: 31’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

I primi tre cortometraggi di Franju sono lavori su commissione il cui intento non ha nulla di sovversivo. “Realista e quindi surrealista”, ritrova ovunque la materia fotografica del cinema muto.
Partito da Domrémy, passando per campi di battaglia, “colle sacro” [titolo di un romanzo di Maurice Barrès ambientato in Lorena] e valli siderurgiche, miniere di ferro e carbone, il mio viaggio di ricognizione durò quattro giorni.

Franju a M.-M. Brumagne, Franju, Impressions et aveux, L’Âge d’homme, Losanna 1977

 

[En passant par la Lorraine] ha una forma archeologica, a partire dalle tracce degli strati più antichi della regione per finire con forces et voix contemporanee. Dopo una serie di statue della Vergine della Lorena si passa a una festa paesana che evoca l’amabile folclore della Francia rurale. In mezzo a queste ‘scene gradevoli’ vi sono, certo, tonalità inquietanti: le cupe pianure di Verdun, per esempio, il cui cielo ha il colore non dell’eroismo ma del fango, e il fermo immagine sull’unico bambino sopravvissuto al massacro di Oradour, che evoca certi assestamenti territoriali con il paese confinante. Ma il film passa costantemente dal terreno del mito e del Medioevo a quello dell’agricoltura e del folclore, fino a fermarsi in un complesso industriale che costituisce un punto di forza della Francia moderna.

Raymond Durgnat, Franju, Studio Vista, Londra 1967

 

“Il lavoro più pericoloso era la trafilatura”, spiega Franju a M.-M. Brumagne. Freddy Buache commenta:
Gli operai afferrano il serpente incandescente e lo spettatore si lascia incantare dalla grazia di quella danza quando inaspettatamente il commentatore indica senza traccia di pathos che il lavoro esige “una notevole precisione” e che un solo passo falso “può provocare gravi mutilazioni”. La frase suscitò i malumori dei mastri ferrai che ne chiesero l’eliminazione. Ovviamente Franju rifiutò.

Freddy Buache, Georges Franju, “Premier Plan”, n. 1, settembre 1959

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