Dishonored

Josef von sternberg

Alt.: Madame Nobody; T. It.: Disonorata; Sog.: Josef Von Sternberg; Scen.: Daniel N. Rubin; F.: Lee Garmes; Su.: Harry D. Mills; Int.: Marlene Dietrich (X-27), Victor Mclaglen (Colonnello Kranau), Gustav Von Seyffertitz (Capo Deiservizisegreti), Warner Oland (Colonnello Von Hindau), Lew Cody (Colonnello Kovrin), Barry Norton (Giovane Tenente), Davison Clark (Ufficiale Della Corte Marziale), Wilfred Lucas (Generale Dymov), Bill Powell (Manager); Prod.: Paramount-Publix Corp.; Pri. Pro.: 1 Aprile 1931 35mm. L.: 2469 M. D.: 90′ A 24 F/S (Western Electric Noiseless Recording). Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Sternberg l’aveva intitolato Agent x27, ma la Paramount gli cambiò il titolo. Dice Ado Kyrou: “con una donna del genere, gli eventi non possono seguire il loro corso normale. Tutto ciò che è strano e sur­reale la accompagna. Se Marlene è una spia, tradisce il proprio paese per rimanere fedele all’amante”. E Jacques Lourcelles: “Il terzo dei sette film di Sternberg con Marlene Dietrich è il più bello dopo Morocco. Il mito di Marlene si arricchisce di caratteristiche definitive: l’orgoglio assoluto nella passione e nella sconfitta, il dono della dissimulazione utilizzato con grande sobrietà, una presenza fisica che unisce fascino e morbosità. Marlene diviene un angelo della morte che conduce alla rovina gli uomini che le si avvicinano attraverso un percorso in cui anche lei stessa si distrugge. Lo stile di Sternberg gioca sul contrasto tra la barocca follia delle idee e delle invenzioni (come la partitura di piano che Marlene esegue per rico­struire un messaggio segreto) e il glaciale classicismo delle sceno­grafie e del montaggio. Soltanto le sfumature della luce restituiscono l’ispirazione alla sua origine barocca. L’ultima sequenza è indimenti­cabile. Marlene, prima di venire uccisa, si guarda nello scintillante metallo della spada che le viene offerta da un giovane ufficiale a capo del plotone di esecuzione. Lei gli asciuga le lacrime, lui crolla e si rifiuta di dare l’ordine di aprire il fuoco. Viene sostituito. Marlene si rimette il rossetto e viene uccisa da una pioggia di colpi”.

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