DIE BERGKATZE

Ernst Lubitsch

Scen.: Ernst Lubitsch, Hanns Kräly. F.: Theodor Sparkuhl. Scgf.: Ernst Stern, Max Gronau. Int.: Pola Negri (Rischka), Paul Heidemann (Alexis), Victor Janson (il comandante), Marga Köhler (sua moglie), Edith Meller (Lilli), Hermann Thimig (Pepo), Wilhelm Diegelmann (Claudius). Prod.: Projektions-AG Union (PAGU). 35mm. L.: 1935 m. 20 f/s. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Lubitsch sapeva cogliere il talento dei suoi attori come nessun altro riuscendo a condurli alle loro migliori performance. Per Pola Negri creò il ruolo più bello della sua carriera di diva: la fiera Rischka, figlia del capo dei briganti. Tra goffi soldati che scivolano sul ghiaccio e banditi nanerottoli che capitombolano nella neve, Rischka irradia tutta la sua autorità. Maneggia con padronanza armi, palle di neve e fruste, e l’adorazione dei briganti (incluso suo padre) per la magnifica Pola-Rischka è venata di paura. “Quella ragazza è un portento!”, esclama impressionato il tenente da operetta, che si considera irresistibile, dopo che Rischka lo ha scaraventato giù per un aspro pendio.
Durante un’incursione, la ragazza butta dalla finestra i mobili della fortezza, donna di casa quantomai efficiente. I mobili vanno in pezzi ai piedi dei suoi complici in attesa, e vederli schiantarsi ci mette in uno stato d’euforia. Sorprese, giochi visivi e satira scatenata rendono unico questo film molto sottovalutato. Lo scenografo Ernst Stern disegnò il castello della guarnigione, nelle forme stravaganti d’una torta, le cui linee curve possono fare da altalena o da rampa spiraliforme. Lubitsch riduce l’intreccio al minimo, tesse una tela a larghe maglie narrative e sbriglia la più esuberante immaginazione: un concerto di pupazzi di neve, un matrimonio allestito come un funerale, e l’onor militare ampiamente messo in ridicolo. (Tre anni dopo la fine della guerra: il film non ebbe successo).
Noi spettatori perdiamo immediatamente il filo, perché filo non c’è, e facciamo la cosa giusta: stiamo a guardare, attenti a non perderci nulla di questo fantastico divertimento. Tra tanto strepito, Pola risplende di calda sensualità. Il modo in cui si versa il profumo sul seno e si muove tutta come un uccellino che se la gode nella sabbia, o il modo in cui dolcemente consola la sua rivale in lacrime mentre intanto, con destrezza – il lavoro d’una donna non ha mai fine – le sfila le sue perle… momenti come questi sono doni eterni per il pubblico, da parte di un grande regista e d’una magnifica attrice.
Il regno della vamp è il melodramma; ogni volta, la femme fatale rende gli uomini infelici e va incontro al suo infelice destino. In questa commedia risolutamente anti-classica, Lubitsch esprime la sua ammirazione per la sua eroina e per le donne in generale – celebrando la loro forza erotica, il loro senso pratico e la loro impavidità. Imperdibile.

Mariann Lewinsky

 

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