Cretinetti Re Dei Ladri
Int.: André Deed (Cretinetti); Prod.: Itala Film; Pri. Pro.: Aprile 1909 35mm. L. Or.: 184 M. L.: 100 M. D.: 6′ A 16 F/S. Bn.
Scheda Film
“Cretinetti, nonostante sia un ingenuo, trova che sia impossibile vivere onestamente. È senza il becco di un quattrino e sta chiedendosi cosa fare seduto su una panchina nel parco, quando un giovinastro lo sorprende puntandogli una pistola alla testa e chiedendogli i soldi. Cretinetti gli spiega che è capitato male e chiede al rapinatore di farlo entrare nella sua banda; così i due insieme raggiungono il covo dei malviventi, un locale in un quartiere povero della città. La banda decide di mettere il novizio alla prova, gli viene data una rivoltella: e lui cerca subito di rapinare un signore benvestito, il quale però, invece di dargli i soldi, gli strappa di mano l’arma e comincia a dargliele di santa ragione. (…)”
Anonimo, “The Kinematograph and Lantern Weekly”, London, 6 maggio 1909
“Opera diseguale ma certamente tra le più rivelatrici del fine cui tende Deed: fare della comicità con gli oggetti, come Erik Satie avrebbe voluto fare con la musica “con le forchette e i coltelli” da tavola; creare una comicità dei luoghi, trasformando il protagonista della commedia, l’uomo, in un elemento dinamico del paesaggio, appena più ingombrante di una statuetta che si rompe al suolo (…). Cretinetti re dei ladri riunisce alcune delle migliori trovate di Deed (la splendida, folgorante sequenza dell’autista: Cretinetti vuole rubare a tutti i costi qualcosa; sulle prime cerca di portare via l’automobile con le braccia, per poi accontentarsi, alla fine, di una ruota gigantesca) ma anche certi segni evidenti di angoscia. Deed è sulle prime inseguito dalla polizia poi da dei delinquenti che lo considerano un traditore. Alla fine, dopo una serie di incidenti fortuiti, questi ultimi si ravvedono e lo portano in trionfo. Ma l’inquadratura finale, dal valore emblematico, è più minacciosa che comica (gli hanno messo sulla testa un mazzo di chiavi, che gli pende sulla fronte come una corona di spine d’acciaio). (…)”
Paolo Cherchi Usai, Livio Jacob, Le cinéma italien de la “Prise de Rome” à “Rome ville ouverte”. 1905-1945, a cura di Aldo Bernardini e Jean A. Gili, Centre Georges Pompidou, Paris, 1986, p. 84