COURSE LANDAISE
Int.: Ady Fidelin. 16mm. D.: 6′ 29” a 18 f/s.Bn e colore. Muto
Scheda Film
Si credeva che la filmografia di Man Ray fosse completamente accertata: quattro film realizzati negli anni Venti, a cui bisognava aggiungere una decina di collaborazioni andate a buon fine e alcuni progetti falliti. Ora, dal 1985, sono stati ritrovati diversi film e frammenti, che gettano una luce nuova sulla sua attività cinematografica. Sorpresa, inizialmente, davanti alla scoperta di queste pellicole, di cui solo pochi amici dovevano supporre l’esistenza. In effetti, Man Ray, sul finire degli anni Venti, non perse occasione per dichiarare che aveva abbandonato il cinema (…). Questi film “inediti”, per lo più, si trovavano in scatole senza titolo e data. Non erano mai stati presentati in proiezioni pubbliche e, ad eccezione di La Garoupe, Man Ray non ne ha fatto menzione nel suo Autoportrait. Sono film “dimenticati” e “ritrovati” che sollevano interrogativi legati all’identificazione degli oggetti e delle persone che vi figurano, alla datazione, e talvolta all’identità del loro autore. Ma il problema principale riguarda il loro statuto: poiché non sono mai stati mostrati in pubblico, si può infatti pensare che Man Ray non li considerasse “opere d’arte”. Essi non sono costruiti e portati a termine alla stregua delle quattro pellicole per cui l’autore è famoso. Abbiamo a che fare, piuttosto, con quelli che più avanti verranno chiamati home movies, film vicini alla pratica corrente del cinema amatoriale, la cui unica motivazione sembra essere quella di registrare le attività personali o dei propri amici. È difficile non trattare come opera d’arte ciò che non lo era per l’artista, ma al tempo stesso è impossibile, per chi guarda, non vedere l’artista che si nasconde dietro la pratica amatoriale”.
Patrick de Haas, in Man Ray, Directeur du mauvais movies, Paris, Centre Pompidou, 1997