CŒUR FIDÈLE

Jean Epstein

Scen.: Jean Epstein, Marie Epstein. F.: Paul Guichard. Int.: Gina Manès (Marie), Léon Mathot (Jean), Edmond van Daële (Petit-Paul), Mademoiselle Marice [Marie Epstein] (la zoppa), Madeleine Erikson (la ragazza del porto), Claude Bénédict (papà Hochon), Madame Manfroy (mamma Hochon). Prod: Pathé Consortium Cinéma. 35mm. L.: 1721 m. D.: 84’ a 18 f/s. Bn e imbibito.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Cœur fidèle è la quarta regia di Jean Epstein e la sua seconda prodotta dalla società Pathé Consortium Cinéma, per la quale nel 1923 gira tre altri film, tra cui La Belle Nivernaise. Il film narra la tragica vicenda di Marie, orfana sfruttata dai gestori di un bar del porto di Marsiglia, i quali l’hanno promessa al mascalzone Petit-Paul, mentre lei è perdutamente innamorata dell’onesto portuale Jean. Gli amanti tentano disperatamente di scappare insieme, con l’aiuto di una vicina zoppa, interpretata da Mademoiselle Marice, alias Marie Epstein.
All’epoca Marie Epstein aspira a una carriera d’attrice e appare in alcuni film del fratello. Cœur fidèle si segnala non solo per l’interpretazione di un importante personaggio secondario ma anche per la collaborazione alla sceneggiatura. È peraltro curioso che i nomi dei due amanti corrispondano a quelli dei fratelli Epstein. Il personaggio della vicina rappresenta il punto di contatto tra Marie e Jean – quel For ever inciso nella pietra – e l’elemento distruttore del nefasto triangolo amoroso. Al contempo fragile, malferma e invulnerabile, la donna incarna la determinazione, l’altruismo e la volontà di liberare quegli esseri come se da ciò dipendesse il suo stesso futuro. Definito da Henri Langlois “un Quai des brumes degli anni Venti” per la poesia dei porti e dei tuguri, il film viene girato nel maggio e giugno 1923 a Marsiglia e a Manosque (gli interni sono realizzati negli studios des Vignerons di Vincennes). È il punto d’arrivo della “fotogenia del movimento”. Epstein dispiega le figure del linguaggio cinematografico (effetti flou, deformazioni, sovrimpressioni, primi piani), sperimenta in modo brillante il montaggio serrato, e trasforma la scena della giostra nell’oggetto visivo del film. “Voglio un dramma su una giostra di cavalli di legno o, più moderna, di aeroplani. I baracconi tutt’attorno e in basso diverrebbero progressivamente indistinti” (Jean Epstein).
Il film esce il 7 settembre 1923, con quattro inquadrature eliminate dalla censura (compresa quella del secondo sparo). Provoca reazioni vivaci e contrastanti, viene acclamato e fischiato allo stesso tempo, prima di essere ritirato dalle sale per uscire nuovamente vnel dicembre 1924. Epstein desterà comunque l’ammirazione dei suoi pari ed entrerà di diritto nell’avanguardia cinematografica francese.

Samantha Leroy

Copia proveniente da

Per concessione della Fondation Jérôme Seydoux Pathé