BRIGADOON
Sog.: dal musical omonimo (1947) di Alan Jay Lerner e Frederick Loewe; Scen.: Alan Jay Lerner; Mu.: Frederick Loewe; F.: Joseph Ruttenberg; Mo.: Albert Akst; Eff. Spec.: War- ren Newcombe; Scgf.: Cedric Gibbons, Preston Ames; Cost.: Irene Sharaff; Coreografie: Gene Kelly; Arrangiamenti: Conrad Salinger; Arrangiamenti vocali: Robert Tucker; Su.: Dr. Wesley C. Miller; Int.: Gene Kelly (Tommy Albright), Van Johnson (Jeff Douglas), Cyd Charisse (Fiona Campbell), Elaine Stewart (Jane Ashton), Barry Jones (Mr. Lundie), Hugh Laing (Harry Beaton), Albert Sharpe (Andrew Campbell), Virginia Bosler (Jean Campbell), Jimmy Thompson (Charlie Dalrymple), Dody Heath (Meg Brockie), Dee Turnell (Ann), Eddie Quil- lan (Sandy); Prod.: Arthur Freed per Metro-Goldwyn-Mayer 35mm. D.: 108’. Col.
Scheda Film
Brigadoon incantò il pubblico di Broadway nel 1947, con le meravigliose musiche di Lerner e Loewe, l’ambientazione scozzese “alternativa” e il variopinto spettacolo che offriva. Due americani, il romantico idealista Tommy e il cinico e realista Jeff, si imbattono nella magia di Brigadoon, un villaggio delle Highland che magicamente prende vita per un unico giorno ogni 100 anni. La storia colpì l’immaginario del mondo del dopoguerra, quanto la Shangri-La di James Hilton.
Il primo CinemaScope di Minnelli ebbe problemi fin dall’inizio: l’idea iniziale di girare gli esterni in Scozia venne scartata per via del maltempo; la proposta di Kelly di filmare una sorta di western scozzese vicino a Big Sur fu cestinata perché le limitazioni del budget costringevano a girare tutto in studio. Il reparto artistico della MGM creò un set enorme e incredibile che comprendeva gole e pendii, un corso d’acqua e un intero villaggio di cottage bianchi col tetto di paglia, con fondali dipinti così realistici che gli uccelli si dice entrassero volando sul set quando le porte dello studio erano aperte. I costumi fantasiosi di Irene Sharaff prevedevano kilt e vestiti stilizzati per le contadine e le pastorelle. Sul set pascolavano animali in carne ed ossa, compresi alcuni bovini scozzesi a pelo lungo.
Il film fu considerato una grande delusione (Minnelli ricorda: “Ero insoddisfatto del film (…) sentivo che mancava qualcosa”) ed è stato spesso criticato per l’artificiosità delle riprese in studio. Ma vedendolo oggi si può solo accettare la stilizzata fantasia di Minnelli per quello che è e non per quello che avrebbe potuto essere. L’irritazione per le pose artificiose dei personaggi che sembrano manichini di tableaux vivants o dei ballerini messi in fila lungo lo schermo, vengono compensate da alcuni momenti magici: Brigadoon che emerge dalla foschia risvegliata da raggi di luce; interni che sembrano dipinti fiamminghi; il pas de deux che vede sbocciare l’amore tra Kelly e Charisse (“Heather on the Hill”); e la drammatica scena dell’inseguimento, presumibilmente girata in una singola ripresa; il tutto sulle note delle ricche orchestrazioni di Conrad Salinger. Ai due protagonisti basta rimettere piede nella frenesia e tra le nevrosi di una claustrofobica New York per rimpiangere il loro idillio scozzese. Quando Gene Kelly torna sul set fantastico di Brigadoon, accolto dalle braccia di Cyd Charisse, solo gli occhi di un vero cinico possono restare asciutti: “Quando si ama davvero qualcuno, tutto è possibile”.
Catherine A. Surowiec