Blonde venus

Josef von Sternberg

 

Alt.: Velvet / Deep Night; T. It.: Venere Bionda; Sog.: Jules Furthmann; Scen.: Jules Furthmann, S.K Lauren; F.: Bert Glennon; Or.: William Rand, Benny Mayer; Ass. Or.: Lucien Ballard, Neal Beckner, Paul Ivano; Su.: Harry D. English; Mu.: Ralph Rainger, Sam Coslow, Leo Robin; Int.: Marlene Dietrich (Helen Faraday O Helen Jones), Herbert Marshall (Edward Faraday), Cary Grant (Nick Townsend), Dickie Moore (Johnny Faraday), Gene Morgan (Ben Smith), Rita La Roy (“Taxibelle” Hoorer), Robert Emmett O’connor (“Dan” O’connor), Sidney Toler (Detective Wilson), Morgan Wallace (Dottor Pierce), Hattie Mcdaniel (Cora, Governante Dihelen), Francis Sayles (Charlie Blaine), Evelyn Preer (Iola), Clifford Dempsey (Il Giudice Nel Locale Notturno), Davison Clark (Il Barista), Bessie Lyle (Grace), Brady Kline (L’ufficiale Dinew Orleans), Dewey Robinson (Il Proprietario Greco), Mildred Washington (La Ragazza Nera), Gertrude Short (La Receptionist), Harold Berquist (Il Ragazzone), Al Bridge (Il Buttafuori), Marcelle Corday (La Cameriera), Mary Gordon (L’affittacamere), Eric Alden (Una Guardia), Cecil Cunningham (Il Proprieta­rio Del Cabaret), Sterling    Holloway (Joe), Ferdinand Schumann-Heink, Robert Graves, Jerry Tucker, James Kilgannon, Charles Morton; Prod.: Josef Von Sternberg Per Paramount-Publix Corr.; Distr.: Paramount-Publix Corr.; Pri. Pro.: 16 Settembre 1932 35mm. D.: 90′ A24 F/S (Western Electric Noiseless Recording). Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Sternberg unisce in modo brillante concezione visiva e sonora, dirigendo i propri attori attraverso cambiamenti estremi di ambientazio­ne. Questo senso cinematografico della composizione contribuisce a sviare l’attenzione da una storia che sfida la moralità, quella di una donna che salva il marito che ama venden­dosi a un uomo di cui pure si innamora, senza mai negare di amare entrambi. È la storia di una “donna innamorata”, di una madre-coraggio in fuga, perché la Dietrich deve fuggire per impedire al marito vendica­tivo di portarle via il figlio. Al tempo stesso è anche essenzialmente la storia di un’ascesa sociale, quella che per pura forza di volontà riporta Helen Faraday dalle ceneri del suc­cesso alla fama internazionale – con il suo nome che illumina il cielo di Parigi – e offre un motivo per ritrovare la Dietrich, con i suoi magnifici costumi, che si esibisce per noi ancora una volta. Il suo politicamente scor­retto hot voodoo è indimenticabile. In quan­ti modi Sternberg riesce a mutare l’atmosfe­ra del film, spostandosi avanti e indietro tra l’Europa e l’America, arrivando perfino nel profondo sud, e nello stesso tempo a ritrar­re un sex symbol il cui vero amore, che le ha spezzato il cuore, è quello per il figlioletto?

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