BELLS ARE RINGING

Vincente Minnelli

  1. T. it.: Susanna agenzia squillo; Sog.: tratto dal musical omonimo (1956) di Betty Comden e Adolph Green; Scen.: Betty Comden e Adolph Green; Mu.: Jule Styne; F.: Milton Kra- sner; Mo.: Adrienne Fazan; Scgf.: George W. Davis, Preston Ames; Cost.: Walter Plunkett; Coreografie: Charles O’Curran; Int.: Judy Holliday (Ella Peterson), Dean Martin (Jeffrey Moss), Fred Clark (Larry Hastings), Eddie Foy Jr. (J. Otto Prinz), Jean Stapleton (Sue), Ruth Storey (Gwynne), Dort Clark (Ispettore Barnes), Frank Gorshin (Blake Barton), Ralph Roberts (Francis), Valerie Allen (Olga), Bernie West (Dr. Joe Kitchell), Hal Linden (cantante di “The Midas Touch”), Gerry Mulligan (cavaliere per l’appuntamento di Ella); Prod.: Arthur Freed per Metro-Goldwyn-Mayer 35 mm. D.: 126’. Col.
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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Susanna agenzia squillo fu ispirato da un’inserzione dell’elenco telefonico di New York che pubblicizzava un concetto allora nuovo, il servizio di segreteria telefonica. Il team di scrittura formato da Comden e Green plasmò un veicolo perfetto per esaltare i molti talenti dell’amata attrice Judy Holliday, che si cala negli incantevoli panni di Ella Peterson, la cordiale e fin troppo umana operatrice del centralino “Susanswerphone” che viene coinvolta nella vita dei suoi clienti. È una maga a risolvere i loro problemi – meravigliosi il borbottante attore beat brandoniano interpretato da Frank Gorshin e il dentista aspirante canzoniere (Bernie West), che sembra uscito dalla rivista Mad – ma l’amore le sfugge. Ogni appuntamento galante è un disastro, finché incontra l’uomo dei suoi sogni, Jeff Moss (Dean Martin), un placido commediografo di Broadway in blocco creativo. Sconvolge la vita di Jeff, e anche la sua, imparando ad essere se stessa e trovando finalmente l’amore. La Holliday si dà un gran da fare assumendo diverse identità e accenti, scherzando, ballando e cantando. Il quoziente di felicità è quasi tangibile, mentre vediamo la sua interpretazione illuminare lo schermo. Come i più grandi clown, sa anche mostrare il suo lato vulnerabile e toccare il cuore. Le musiche di Jule Styne (compositore di Gli uomini preferiscono le bionde, La donna che inventò lo striptease e Funny Girl) crearono due immediati classici, l’esuberante “Just in Time” (con un meraviglioso duetto di tip-tap comico con Martin in un parco di Sutton Place) e la nostalgica ballata “The Party’s Over”. L’entusiasmante vaudeville finale della Holliday in “I’m Goin’ Back (to where I belong, to the Bonjour Tristesse Brassiere Company…)” scatena il delirio generale. Purtroppo fu l’ultimo film della Holliday, morta di leucemia nel 1965. Giunto a questo film, Minnelli era già un maestro del Cinema- Scope. Vediamo i soliti espedienti di grandi divani che si allungano sullo schermo, ma in sintonia con le qualità umane di Ella Peterson, riempie anche lo schermo di personaggi, soprattutto nella sequenza del “buongiorno” a Times Square o nell’orgia di nomi celebri durante il party (un vero e proprio censimento rimato delle celebrità dell’epoca, comprese le stelle della MGM e i membri della Freed Unit). Ma non è nemmeno soltanto pura teatralità. Lo scorcio notturno e colorato di un’affollata Times Square è provocante. Quando si esce dal cinema, viene da pensare: quando è stata l’ultima volta che ho detto “buongiorno” alla gente che incontro? Gli anni ’50 erano un mondo diverso.

Catherine A. Surowiec

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