AU HASARD BALTHAZAR

Robert Bresson

Sog., scen.: Robert Bresson. F.: Ghislain Cloquet. M.: Raymond Lamy. Scgf.: Pierre Charbonnier. Mus.: Jean Wiener. Int.: Anne Wiazemsky (Marie), François Lafarge (Gérard), Walter Green (Jacques), Nathalie Joyaut (la madre di Marie), Philippe Asselin (il padre di Marie), Jean-Claude Guilbert (Arnold), Pierre Klossowski (il venditore di granaglie), François Sullerot (il fornaio), Marie-Claire Frémont (la fornaia), Guy Bréjac (il veterinario), Jean Remignard (il notaio). Prod.: Anatole Dauman, Mag Bodard per Parc Films, Argos Films, Athos Films, AB Svensk Filmindustri, SFI ·DCP. D.: 95’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Jean-Luc Godard: Ho l’impressione che questo film per lei corrisponda a qualcosa di molto antico, qualcosa a cui pensava da forse quindici anni, e che tutti i film che ha fatto in seguito siano stati fatti in attesa di questo. Si ha l’impressione di ritrovare tutti gli altri suoi film in Balthazar. In realtà sono gli altri film che prefiguravano questo, come se ne fossero stati dei frammenti.
Robert Bresson: Ci pensavo da molto tempo, ma senza lavorarci. Sarebbe a dire che ci lavoravo a tratti, ed è stato molto difficile. Mi stancavo abbastanza velocemente. È stato difficile anche dal punto di vista della composizione. Perché non volevo fare un film a sketch, ma volevo allo stesso tempo che l’asino incontrasse un certo numero di gruppi umani rappresentativi dei vizi dell’umanità. Bisognava dunque che questi gruppi umani si intrecciassero gli uni agli altri.
Bisognava anche, considerato che la vita di un asino è molto monotona, molto serena, trovare un movimento, un climax drammatico. Bisognava trovare un personaggio che fosse parallelo all’asino, e che avesse, lui, questo movimento; che donasse al film questo climax drammatico che gli era necessario. È a questo punto che ho pensato a una ragazza. Alla ragazza perduta. O piuttosto: alla ragazza che si perde.
Jean-Luc Godard: Considerando questo personaggio, pensa ad altri personaggi dei suoi film? Perché, guardando oggi Balthazar, si ha l’impressione che esso sia vissuto nei suoi film, che li abbia attraversati tutti. Voglio dire che con lui incrociamo anche il pickpocket, Chantal… ed è questo che fa in modo che Balthazar sembri il più completo di tutti. È il film totale. In se stesso e in rapporto a lei. Ha questa sensazione?
Robert Bresson: Non avevo questa sensazione facendo il film, ma ci pensavo da dieci o dodici anni. Non in modo continuo. C’erano dei periodi di calma, di non-pensiero, che potevano durare due o tre anni. L’ho preso, questo film, lasciato, ripreso… A momenti, lo trovavo troppo difficile, e credevo che non l’avrei mai realizzato.
Ha quindi ragione a pensare che io ci riflettessi da molto tempo. Ed è possibile che vi si ritrovi quello che è stato, o sarebbe stato, in altri film. Mi sembra anche che sia il film più libero che abbia mai fatto, quello in cui ho messo di più di me stesso.
È così difficile, di solito, mettere qualcosa di sé in un film che deve essere approvato da un produttore. Ma credo sia giusto, se non indispensabile, che i film che facciamo appartengano alla nostra esperienza. Vale a dire: che non siano una ‘messa in scena’.

La Question. Entretien avec Robert Bresson, a cura di Jean-Luc Godard e Michel Delahaye, “Cahiers du cinéma”, n. 178, maggio 1966

 

Copia proveniente da

Restaurato nel 2015 da Argos Films