Antoinette Sabrier

Germaine Dulac

Sog.: dal testo teatrale omonimo. Scen.: Germaine Dulac. F.: Henri Stuckert, Georges Daret. Scgf.: G. Silvagni, Georges Quenu. Ass. regia: Marie-Anne Malleville. Int.: Ève Francis (Antoinette Sabrier), Gabriel Gabrio (Germain Sabrier), Jean Toulout (Jamagne), Yvette Armell (Hélène Doreuil), Paul Guidé (René Dangenne), Paul Menant (Chartrain), Maurice Cervières (Gaston Doreuil, consigliere di Mr. Sabrier), Ashida (la ballerina), Lou Davy. Prod.: Société des Cinéromans. 35mm. L.: 1517 m (l. orig.: 2300 m). D.: 66′ a 20 f/s. Bn. Imbibito / Tinted.

 

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Antoinette Sabrier, film commerciale e controverso pensato su misura per l’attrice Ève Francis, era tratto da una pièce di Romain Coolus, la cui opera era stata recensita nel 1908 da Dulac, allora giovane critica teatrale. È la storia di una donna bellissima, indipendente e sessualmente emancipata che si dibatte tra il marito magnate del petrolio (Gabriel Gabrio) e l’amante (Paul Guidé). Rappresentando con ricchezza di sfumature i compromessi tra dovere e desiderio, questo ritratto di una donna intrappolata in un matrimonio infelice con un marito che la trascura e alle prese con un amore non corrisposto potrebbe essere considerato una sorta di seguito di precedenti ritratti femminili di Dulac (la Contessa d’Amaury ne La Belle Dame sans merci, la protagonista de La Souriante Madame Beudet). Non si tratta però del semplice adattamento d’un testo teatrale. Giocando sui registri drammatici dell’atmosfera e dell’intimità, la regista sfrutta tutta una serie di tecniche cinematografiche come il montaggio e la ripresa al rallentatore per “descrivere attraverso i ritmi esteriori” – come le pulsazioni erotiche di una trivella petrolifera o i gesti armoniosi di una danza – “i ritmi interiori delle emozioni”. Come aveva già fatto per La Folie des vaillants, anche qui Dulac girò vari finali: uno più consono alla conclusione della pièce originale e un altro, sollecitato dai distributori, più conservatore. Del film esistono varie versioni: in una copia destinata a un pubblico cattolico mancano le scene più festose e il finale meno convenzionale, mentre nella versione più esuberante del film figura una magnifica festa con costumi e scenografie orientaleggianti e una strabiliante scena di harakiri che prefigura la crisi del marito. La seconda versione è quella proposta in questa rassegna.

 

Copia proveniente da