FIAMMA SIMBOLICA

Eugenio Perego

S.:Washington Borg. F.: Emilio Guattari. In.: Berta Nelson, Ugo Gracci, Rina Maggi, Luigi Maggi, Raimondo van Riel. P.: Film d’Arte Italiana. L.O.: 1270 m. D.: 60’. 35 mm.

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T. it.: Italian title. T. int.: International title. T. alt.: Alternative title. Sog.: Story. Scen.: Screenplay. F.: Cinematography. M.: Editing. Scgf.: Set Design. Mus.: Music. Int.: Cast. Prod.: Production Company. L.: Length. D.: Running Time. f/s: Frames per second. Bn.: Black e White. Col.: Color. Da: Print source

Film Notes

Quasi completamente ignorato dalla stampa dell’epoca, che si limitò a definirlo “soggetto discreto che sarebbe piaciuto di più se fosse stato meglio curato il finale” (La vita cinematografica) o addirittura “una fiamma meramente… simbolica, e che non ha brillato soverchiamente” (La rivista cinematografica), questo film è stato ritrovato recentemente dal Nederlands Filmmuseum.

E a coloro che hanno avuto occasione di vedere alla moviola la copia ancora in nitrato, è parsa opera che meritava una sorte migliore: il film, infatti, realizzato nel 1917, ottenne il visto di censura solo due anni dopo, uscì in poche città e scomparve quasi subito dalla circolazione.

Fiamma simbolica, opera non priva di una sua malinconica grazia, è anche una conferma dell’indubbio talento di Eugenio Perego (1876-1944), a stento ricordato come esecutore di qualche film dambriano (Papà mio, mi piaccion tutti!, La chiamavano Cosetta).

In realtà, Perego, che agli inizi della sua carriera aveva fatto l’attore, l’operatore e lo sceneggiatore prima di diventare regista, può vantare nella sua filmografia titoli non certo minori, a cominciare da I due sergenti (1913) a tutta una serie di film realizzati a Milano con la spigliata Lina Millefleurs. Nel 1917 dirige Musidora nel suo unico film italiano, La vagabonda, da un racconto di Colette; divenne poi il regista di fiducia di Pina Menichelli, dal Padrone delle ferriere al Giardino delle voluttà, a La disfatta dell’Erinni e La storia di una donna, presente in questa rassegna. Dopo due allegri film con Galaor (Galaor contro Galaor) e Saetta (Caporal Saetta), si trasferì a Napoli, dove la sua riduzione della pochade Mam’zelle Nitouche (Santarellina), con Leda Gys, ebbe un larghissimo consenso di pubblico e di critica. Gustavo Lombardo non se lo fece sfuggire e finché la Casa napoletana fu attiva, gli affidò altri otto film a gloria della Gys, una serie di indiavolate commedie a sfondo partenopeo, che furono i maggiori successi del cinema italiano nei peggiori anni della crisi; con l’ultimo di questi, La signorina Chicchiricchì, Perego e la Gys si ritirarono dal cinema.

Buon narratore, dotato di un istinto sempre controllato e di uno straordinario senso dello spettacolo, i film che ci restano di lui testimoniano una direzione ragionata ed elaborata, una “cultura” cinematografica perfettamente assimilata.

(Vittorio Martinelli)

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