DIE LIEBE DER JEANNE NEY
S.: dal romanzo di Ilja Ehrenburg. Sc.: Ladislaus Vajda e Rudof Leonhardt. F.: Fritz Arno Wagner e Walter Robert Lach. Scgf.: Otto Hunte e Viktor Trivas. In.: Edith Jeanne (Jeanne Ney), Uno Henning (Andreas Labov), Fritz Rasp (Kalibiev), Wladimir Sokolow (Zakarkiewicz), Brigitte Helm (Gabriele Ney), Herta von Walter (Margot), Siegfried Arno (Gaston), Jack Trevor (Wallace Jack), Eugen Jensen (André Ney), Adolf Edgar Licho (Raymond Ney), Hans Jaray (Poitras), Josefine Dora. P.: UFA, Berlino. L.O.: 2730mt. D.: 30’. 35 mm.
Film Notes
“ […] In Die Liebe der Jeanne Ney Pabst si trova a contrappone, come già ne Die Freudlose Gasse, il vero amore alla sua smorfia, al suo travestimento, la dissoluzione e il vizio come, in maniera più generale, il bene al male, le carogne, bolscevichi o no, ai puri. È significativo che questo sia il film in cui la magia del chiaroscuro interviene di meno. La UFA aveva chiesto a Pabst un film “all’americana” e il cinema americano a quei tempi non aveva ancora naturalizzato l’espressionismo della fotografia tedesca. Gli ambienti naturali – una cittadina della Crimea, le strade di Parigi, il Parc Montsouris – e gli interni presentano un carattere oggettivo, “neorealista”, diremmo noi. La camera miserabile di un hotel malfamato è definita dalla bacinella, dalla brocca, dal bugliolo, dall’asciugamano sporco. Il solo gioco luminoso delle insegne – Hotel, Hotel, Hotel – grida già la depravazione, il compromesso. Gli innamorati vi passano castamente la notte in piedi. Ma di fronte, in uno stabile borghese, un matrimonio senza amore prostituisce legalmente una sposa in lacrime a un marito ripugnante. La satira, la parodia buffonesca dei riti sociali (matrimoni, funerali, battesimi, fidanzamenti) e, a volte, la loro trasformazione in un’inquietante festa di profanazione, rappresenta un tema costante della caricatura tedesca dell’epoca, frutto dell’espressionismo. Un sesso iperbolico vi fa schiattare le sue coperture pseudo santificanti e le coppie ritornano animali osceni, malamente travestiti da sposi. Pabst riprenderà il tema in Die Buchse der Pandora, ma, soprattutto, in Dreigroschenoper. La derisione protesta, in nome della morale e della libertà, contro l’assorbimento della vita erotica da parte dell’ordine sociale. Ma, nello stesso tempo, dipinge la libera sessualità come una giungla, una prigione, un inferno. La gran canaglia ne Die Liebe der Jeanne Ney, Kalibiev, tenta di baciare e palpare la bella nipote del padrone mentre intanto accarezza la ragazza cieca, sua fidanzata. Pure o puttane, libere o schiave, le donne sono sempre vittime dell’uomo”.
(B. Amengual in G.W.Pabst)