GRAZIELLA LA GITANE
In.: Alice Tissot, Marc Mario, Léonce Perret. P.:Gaumont. D.:21’. 35mm
Film Notes
“Molto spesso, quando si parla del cinema francese degli anni Dieci, si ricorda soprattutto Louis Feuillade, che, con Fantômas e Les Vampires, sviluppò il serial arricchendolo di una insolita dimensione poetica, e che, con la serie La vie telle qu’elle est (1911-1912), indirizzò il cinema francese verso una certa forma di “realismo sociale”, sia pure attraverso piccole e ingenue narrazioni melodrammatiche.
Si conosce molto meno, invece, Léonce Perret, i cui film, contemporanei a quelli di Feuillade, presentano incredibili qualità pittoriche: soprattutto i film antecedenti al 1915 costituiscono, dal punto di vista dell’immagine e della continuità narrativa, l’esperienza più avanzata in Francia.
Nei suoi film migliori il soggetto è tratto, come ovunque, del resto, dal melodramma popolare o dal romanzo sentimentale. Le scene sono costruite con grande varietà di piani e di angolazioni, in modo da accompagnare al meglio gli sviluppi dell’azione. Gli esterni, reali, e i décor, che evitano l’impianto teatrale tipico dell’epoca, suscitano una rara impressione di autenticità, mentre le luci, grazie a un gioco di rilievi, prendono nettamente le distanze dalla piattezza fotografica caratteristica dell’epoca, in cui tutto era illuminato di fronte con la sola luce del giorno. Specht, l’operatore di Perret, si dedicò a esperimenti fotografici particolarmente arditi, tanto che le sue immagini risultarono tra le più belle del cinema mondiale, come ricorda anche G. Sadoul a proposito della proiezione, alla Cinémathèque, nel 1950, di L’enfant du Paris, serial in quattro parti del 1912. E L’enfant du Paris non è certo un’eccezione. Nel 1916 Léonce Perret, riformato e a fine contratto, cedette alle proposte di William Brady e si imbarcò per gli Stati Uniti, dove raggiunse gli amici dei tempi del vaudeville e dell’Odéon: Maurice Tourneur, Emile Chantard, Albert Capellani.
Il ritorno in Francia di Perret fu caratterizzato dalle due più grandi produzioni del momento:
Koenigsmark (1923) e Madame Sans Gêne (1924). La realizzazione accademica e la narrazione convenzionale furono sufficienti a classificarlo tra i registi ormai superati. Léonce Perret non riuscì mai ad adattarsi al cinema sonoro, cosa assai curiosa per uno che si era dedicato agli esperimenti del suono fin dal 1909. Léonce Perret morì il 14 agosto 1935.