Il Cinema Ritrovato 2024 | Anticipazioni


Care amiche, cari amici,

finalmente è arrivato il momento di condividere con voi alcune delle principali rassegne della trentottesima edizione del Cinema Ritrovato.

Anche quest’anno abbiamo immaginato un programma generoso e quanto più possibile vario, in grado di condurci sia alla riscoperta di stelle luminose (Marlene Dietrich) e autori acclamati (Pietro Germi) che di maestri meno noti e altrettanto sorprendenti come Anatole Litvak, Kozaburo Yoshimura e Gustaf Molander. Avremo la possibilità di godere di magnifici restauri digitali, presentati a Bologna in prima assoluta, ma anche di numerose proiezioni in pellicola (35 e 16mm) provenienti dalle molte cineteche ed aventi diritto che continuano a conservare e proteggere il patrimonio cinematografico comune.

A ogni edizione cerchiamo di migliorare tutti gli aspetti logistici per assicurarci che, una volta a Bologna, possiate lasciarvi andare alla meraviglia del cinema. Anche quest’anno, acquistando un pass e utilizzando il codice che lo accompagna, potrete prenotare in anticipo le vostre proiezioni. Il sistema sarà attivo due settimane prima della data di inizio, quando anche il programma sarà disponibile nella sua interezza. Nelle prossime newsletter vi presenteremo le rassegne su cui ancora stiamo lavorando: Ritrovati e Restaurati, Documenti e documentari, Cinemalibero e Il Cinema Ritrovato Kids & Young, nonché il programma completo dei film, delle lezioni di cinema e degli ospiti che parteciperanno al festival.

Sicuramente per molti di voi la geografia del Cinema Ritrovato non ha più misteri: sei sale che proiettano da mattina a sera, l’incantesimo delle proiezioni a carbone in Piazzetta Pasolini, la maestosità dello schermo (24 metri di lunghezza!) e il calore ineguagliabile della condivisione cinefila in Piazza Maggiore. L’edizione del 2024 vedrà l’aggiunta di un luogo di straordinario incanto e bellezza: inaugurato nel 1915, il Cinema Modernissimo ha riaperto le porte dopo un meticoloso e complesso lavoro di restauro. Crediamo che il suo splendore architettonico, i suoi standard di proiezione e la sua posizione centrale (sotto Piazza Maggiore), faranno del Modernissimo l’emblema del Cinema Ritrovato. Venite a vedere con i vostri occhi, vi aspettiamo!

 

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Marlene Dietrich,  forza dirompente

Nell’ultimo secolo Marlene Dietrich è stata a tal punto celebrata, discussa, fotografata e, ovviamente, mostrata su pellicola che per molti spettatori europei e nordamericani il suo nome di battesimo è già sufficiente a presentarla. La sua carriera e la sua vita, indagate da ogni possibile angolazione, appaiono percorse da un filo conduttore: Marlene Dietrich non esitò a gettare scompiglio nel cinema e nella società, ora sfidandone le norme, ora imponendo sullo schermo una presenza sensazionale che disgrega le narrazioni classiche per far convergere tutti gli sguardi su di lei e sulla sua forza scenica. Proprio le tante sfide che Marlene ha lanciato al suo pubblico hanno fatto sì che ancora oggi diverse comunità la percepiscano come un esempio da seguire: Marlene è stata provocatoria come madre in carriera, come star bisessuale che praticava il cross-dressing, come icona della moda e dello stile che ha saputo creare la propria immagine, come attrice politicamente impegnata e nettamente schierata a favore della libertà, della tolleranza e della democrazia. Attraverso una selezione di grandi film, questa retrospettiva si sofferma quindi su Marlene come forza dirompente della storia del cinema.
A cura di Deutsche Kinemathek

Foto: Shanghai Express (1932) di Josef von Sternberg

 

 

Pietro Germi, testimone scomodo

Autore di successi internazionali, centrale in alcuni momenti decisivi del nostro cinema (il neorealismo, la commedia all’italiana), amato da registi di tutto il mondo (spesso insospettabili, come Wes Anderson), Pietro Germi si presentava però come burbero, appartato, sospetto per la cultura di sinistra, politicamente scorretto nella sua visione dei rapporti tra i sessi. Solo qualche decennio dopo la sua morte l’opera di Germi ha ottenuto il giusto posto tra i grandi del cinema italiano. La sua visione pessimista dei rapporti umani si incarna in una rilettura dei generi, dei quali ha fornito versioni originalissime: dal western (In nome della legge, il primo film mai realizzato sulla mafia) al melodramma (Il ferroviere), dal noir (La città si difende) al giallo d’inchiesta (Un maledetto imbroglio) e a una personale versione della commedia nera, di critica sociale diretta e violenta (Divorzio all’italianaSedotta e abbandonataSignore e signori). Rispetto ai registi della sua generazione, pur non volendo mettersi in mostra come autore e rimanendo fedele a una vocazione popolare, Germi è tra quelli che più hanno puntato, oltre la perfezione dei copioni, sulla forza della messa in scena, sulla potenza nella costruzione dell’inquadratura, della scena, del ritmo.
A cura di Emiliano Morreale

Foto: Pietro Germi nel suo film Il ferroviere (1956)

 

Viaggio nella notte: il mondo di Anatole Litvak

Maestro ingiustamente ignorato, con una carriera internazionale lunga sessant’anni, Anatole Litvak ha realizzato alcuni dei film più appassionanti e innovativi della storia del cinema: una produzione oggi poco vista e analizzata, con l’eccezione di qualche titolo. Originario di Kiev, regista di capolavori come L’Équipage (1935) e La città del peccato (City for Conquest, 1940), lavorò in Germania, Francia e Regno Unito per approdare infine a Hollywood. Questa prima panoramica della sua brillante carriera include film provenienti da tutti questi paesi di produzione. Opere pronte per essere riscoperte, con i loro eleganti movimenti di macchina, i piani sequenza, il montaggio ironico e lo splendido uso delle scenografie. I film di Litvak si immergono in un mondo notturno di uomini e donne imperfetti e instabili, la cui crisi d’identità riflette per il regista la crisi del mondo tra la Rivoluzione russa e la Seconda guerra mondiale: un’epoca di risveglio e di drammatici sconvolgimenti politici che Litvak visse in prima persona.
A cura di Ehsan Khoshbakht

Foto: Sorry, Wrong Number (Il terrore corre sul filo, 1948) di Anatole Litvak

 

Kozaburo Yoshimura, tracce di modernità

Kozaburo Yoshimura (1911-2000) è uno dei maestri sottovalutati del cinema classico giapponese. A lui si devono alcuni dei drammi più avvincenti del Giappone postbellico, che testimoniano in maniera eloquente i cambiamenti sociali di un paese che si stava rapidamente modernizzando e occidentalizzando. La sua carriera di regista inizia alla Shochiku negli anni Trenta e continua fino agli anni Settanta, ma questa rassegna si concentra sulla produzione degli anni Cinquanta, quando l’arte di Yoshimura tocca il suo vertice. Lavorando per lo più alla Daiei, in fruttuosa collaborazione con lo sceneggiatore Kaneto Shindo (anch’egli illustre regista), Yoshimura realizza una serie di gioielli come Clothes of Deception (1951) e Undercurrent (1956, scritto da Sumie Tanaka, la più importante sceneggiatrice giapponese). Questi film gli valsero il paragone con Mizoguchi per la sensibile esplorazione dell’esperienza femminile. Realizzata con il sostegno di Kadokawa, Shochiku, The Japan Foundation e National Film Archive  of Japan, la retrospettiva presenterà un nuovo restauro digitale 4K e copie d’epoca 35mm che metteranno in luce la bellezza, la forza e l’attualità del cinema di Yoshimura.
A cura di Alexander Jacoby e Johan Nordström

Foto: Itsuwareru Seisou (Clothes of Deception, 1951) di Kozaburo Yoshimura. © Kadokawa

 

Cento anni fa: 1924

Una panoramica sul cinema di cento anni fa con una selezione di classici canonici e rarità meno note ritrovate negli archivi: opere fondamentali dell’avanguardia francese, la maestosa consacrazione hollywoodiana del maestro svedese Victor Sjöström, He Who Gets Slapped, la “macchina da presa scatenata” in L’ultima risata (Der letzte Mann) di F.W. Murnau, quel Quo vadis? sontuosamente adattato da Gabriellino d’Annunzio e Georg Jacoby che contribuì a mandare in bancarotta l’industria cinematografica italiana, più una nuovissima digitalizzazione di Dvorec i krepost’ [Il palazzo e la fortezza] di Aleksandr Ivanovskij, raro esempio di colorazione nel cinema sovietico, e infine un riflettore acceso sul talento delle cineaste Nell Shipman e Lydia Hayward. Come sempre i lungometraggi saranno integrati da bizzarri e splendidi cortometraggi fiction e non fiction e da cinegiornali dedicati ad alcuni dei maggiori eventi e ai più importanti personaggi politici e culturali di quell’anno. E, naturalmente, nessuna sezione Cento anni fa sarebbe completa senza un altro avvincente serial in più parti.
A cura di Oliver Hanley

Foto:  Der letzte Mann (L’ultima risata, 1924) di Friedrich Wilhelm Murnau

 

Il secolo del cinema: 1904

Un anno favoloso! Mentre Pathé e Urban producevano un numero straordinario di documentari lunghi e ben strutturati, religiosi pronti a cimentarsi senza preconcetti nelle nuove tecnologie filmavano l’Egitto, la Turchia e la Palestina. I primi film industriali mostrano immagini spettacolari della Westinghouse Company di Pittsburgh negli Stati Uniti e delle miniere di carbone di Shirebrook in Inghilterra; altrove, sul grande schermo, l’umorismo grezzo e il frivolo erotismo ci ricordano che nel 1904 il cinema era parte integrante della cultura popolare.
Le ultime notizie! Fatti di cronaca come teatri distrutti da incendi, attentati dinamitardi e la guerra russo-giapponese venivano ricreati in forma di attualità ricostruite. Allo stesso tempo, il cinema permetteva agli spettatori di tutto il mondo di ammirare le avvincenti esibizioni delle star del palcoscenico parigino o berlinese come Mistinguett, Henry Bender e Les Omers. Il ‘regista dell’anno’ è Gaston Velle, ex illusionista trasformatosi in un regista cinematografico estremamente sofisticato.
A cura di Mariann Lewinsky e Karl Wratschko

Foto: Événements russo-japonais: Combat naval russo-japonais (1904) by Lucien Nonguet. Affiche Candido de Faria © Collection Fondation Jérôme Seydoux-Pathé

 

Dark Heimat

Alla fine degli anni Quaranta e nei primissimi anni Cinquanta vengono prodotti alcuni rari film in cui le preoccupazioni del presente e i ricordi dolorosi e vergognosi del passato recente sono al centro di storie che si svolgono ai margini della Germania e dell’Austria, in un altrove rurale rappresentato dalle regioni alpine. In termini di genere, questi film affondano le radici in ciò che sarà presto definito Heimatfilm: opere ambientate in specifici paesaggi i cui abitanti sono visti come esempio delle tradizioni necessarie ad affrontare le sfide della vita (urbana) moderna. Ma rispetto agli Heimatfilm classici queste gemme hanno più a che fare con il noir (Die Alm an der Grenze, 1951) o l’horror (Die seltsame Geschichte des Brandner Kaspar, 1949), dialogano con l’espressionismo (Die Sonnhofbäuerin, 1948) e con il neorealismo (Bergkristall, 1949), e offrono opinioni politiche completamente discordanti rispetto alle narrazioni ufficiali dell’epoca. Poco conosciuti e visti perfino nei loro paesi d’origine, questi film aprono squarci inaspettati su un periodo di transizione della Germania e dell’Austria e delle loro cinematografie.
A cura di Olaf Möller

Foto: Geheimnisvolle Tiefe (Profondità misteriose, 1949) di Georg W. Pabst

 

Gustaf Molander, regista di attrici

In mezzo secolo di carriera Gustaf Molander realizzò oltre settanta film di generi e stili diversi e lasciò un’impronta indelebile sulla storia del cinema svedese. Se Ingmarsarvet (1925) è l’epilogo dell’età dell’oro del cinema muto svedese e si colloca alla pari con alcuni dei più celebri film coevi, il programma mette in luce anche la genialità con cui Molander padroneggiò il dramma, il noir e la commedia dopo l’avvento del sonoro, con film come En natt (Solo una notte, 1931), Kvinna utan ansikte (Senza volto, 1947) e Fästmö uthyres (1950). Ben più di un regista versatile capace di eccellere in vari generi, Molander ebbe anche la straordinaria capacità di far emergere le vere potenzialità degli attori e soprattutto delle attrici. I suoi film degli anni Trenta lanciarono una giovane Ingrid Bergman verso la fama internazionale, ma la retrospettiva offrirà anche la preziosa opportunità di ammirare Harriet Andersson, Eva Dahlbeck, Inga Landgré e Gunn Wållgren agli inizi delle rispettive carriere.
A cura di Jon Wengström

Foto: En Kvinnas Ansikte (Senza volto, 1938) di Gustaf Molander

I colori del cinema a passo ridotto

Quest’anno presentiamo una guida essenziale agli sviluppi e agli impieghi del colore nel cinema a passo ridotto. Il viaggio inizia con copie d’epoca 16mm colorate negli anni Venti e prosegue con i film amatoriali degli anni Trenta. Grazie ai sistemi per la realizzazione di film a colori attraverso il procedimento lenticolare, come Kodacolor, e alle pellicole monopack multistrato, come Kodachrome, l’utilizzo del colore divenne incredibilmente più comune nel cinema in piccolo formato che nei film commerciali in 35mm. Dopo la Seconda guerra mondiale la pellicola a colori fu molto usata anche nei film promozionali e industriali. Negli anni Settanta il cinema a colori era ormai all’ordine del giorno e non catturava più come prima l’attenzione degli spettatori. Questo forse spiega perché un numero sempre crescente di artisti innovativi come Bill Brand, Arthur e Corinne Cantrill e Christian Lebrant abbia iniziato a sperimentare con le possibilità del colore per dargli nuova visibilità.
A cura di Karl Wratschko in collaborazione con Cinémathèque16, INEDITS & Lichtspiel/Kinemathek Bern 

Foto: Puce Moment (1949) di Kenneth Anger

Non solo film

Il Cinema Ritrovato DVD Awards
Le migliori uscite dell’anno, scelte da una giuria internazionale.

Mostra mercato dell’editoria cinematografica
Una ricca esposizione di libri di cinema, manifesti, DVD e Blu-ray. Lasciate un po’ di spazio in valigia!

2024 FIAF Film Restoration Summer School
Decima edizione della FIAF Film Restoration Summer School. Per saperne di più visitare la pagina www.immagineritrovata.it

 

Il Cinema Ritrovato Board 2024

Direttori: Cecilia Cenciarelli, Gian Luca Farinelli, Ehsan Khoshbakht, Mariann Lewinsky

Comitato scientifico: Richard Abel, Peter Bagrov, Peter Becker, Janet Bergstrom, Kevin Brownlow, Gian Piero Brunetta, Ian Christie, Lorenzo Codelli, Eric de Kuyper, Bryony Dixon, Shivendra Singh Dungarpur, Bernard Eisenschitz, Alexander Horwath, Aki Kaurismäki, Dave Kehr, Martin Koerber, Hiroshi Komatsu, Miguel Marías, Nicola Mazzanti, Mark McElhatten, Olaf Möller, Alexander Payne, Chema Prado, Elif Rongen-Kaynakçi, Jonathan Rosenbaum, Thelma Schoonmaker, Martin Scorsese, Jon Wengström, Karl Wratschko

Comitato di programmazione: Guy Borlée, Roberto Chiesi, Anna Fiaccarini, Goffredo Fofi, Andrea Meneghelli, Paolo Mereghetti, Emiliano Morreale, Davide Pozzi ed Elena Tammaccaro

Coordinatore: Guy Borlée

Promosso da: Fondazione Cineteca di Bologna
Sostenitori: Gaumont, The Film Foundation, Pathé
Con il sostegno di: Comune di Bologna, Ministero della Cultura – Direzione generale Cinema e audiovisivo, Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura, Creative Europa Media
Main Sponsor: Gruppo Hera

 

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Hotel convenzionati
Per le tariffe alberghiere agevolate, il portale Bologna Welcome offre ai partecipanti tutti i servizi di accoglienza e informativi sulla città. Si raccomanda di prenotare con anticipo per usufruire delle tariffe alberghiere dedicate. Scopri qui le offerte.

Info e contatti
Cineteca di Bologna
Via Riva di Reno, 72 – 40122 Bologna – Italia
Tel +39 0512194814/4211
ilcinemaritrovato@cineteca.bologna.it