Il Cinema Ritrovato 2023 | Anticipazioni

Care amiche, cari amici,

torna Il Cinema Ritrovato, proponendosi ancora una volta come un’oasi luminosa al riparo dalle inquietudini del nostro tempo. Anche quest’anno la maestosa Piazza Maggiore e diverse sedi in tutta la città celebreranno il cinema con oltre 400 proiezioni, conferenze, dibattiti e mostre. Come in un sogno in Technicolor lungo nove giorni, sarà possibile vedere e riscoprire alcuni dei più grandi capolavori del cinema e condividere questa esperienza con amici e colleghi giunti da ogni parte del mondo.
Abbracceremo la Settima Arte in tutte le sue forme ed espressioni, dall’Asia al Medio Oriente, dall’Europa all’Africa, fino alle Americhe. Ne seguiremo l’evoluzione dal 1903 al 1923 e da lì sorvoleremo un secolo di meraviglie. Il festival completerà  la sua missione presentando alcuni dei più recenti documentari sulla storia del cinema e un programma appositamente pensato per gli spettatori più giovani.
I titoli selezionati dai nostri curatori internazionali saranno proiettati in nuovissime versioni restaurate digitalmente, in copie 35mm d’epoca o fresche di stampa, ma ci saranno anche proiezioni di formati a passo ridotto. Come sempre, in piazzetta Pasolini si accenderà il nostro leggendario proiettore con lanterna a carbone offrendo una straordinaria esperienza sinestetica. Tutti i film muti saranno accompagnati da musica dal vivo e, in piazza Maggiore, da un organico orchestrale.
Pur nella sua dimensione gioiosa ed euforica, Il Cinema Ritrovato continuerà a indagare le grandi questioni del presente attraverso le opere del passato. Forse più di ogni altra, la rassegna dedicata ai registi in esilio nell’Europa centrale degli anni Trenta ci ricorderà come nel cinema coesistano spesso risate e lacrime: anche nella loro condizione di totale sradicamento, questi autori seppero creare opere d’intrattenimento sopraffine. Le personali dedicate al gigante hollywoodiano di origini armene Rouben Mamoulian e a uno dei maestri meno studiati del cinema giapponese, Teinosuke Kinugasa, riveleranno un livello straordinario di sperimentazione, narrazione visiva, uso del suono e del colore, dall’epoca del muto al CinemaScope. Grazie agli omaggi alla sceneggiatrice Suso Cecchi d’Amico, all’irripetibile Anna Magnani e alla direttrice della fotografia e regista Elfi Mikesch potremo continuare a esplorare le carriere di grandi artiste davanti e dietro la macchina da presa.
Le regole per assistere al festival sono semplicissime: basta procurarsi un accredito per aver accesso alle sei sale che proietteranno film dalle nove del mattino a tarda ora, oltre alle due proiezioni all’aperto che avranno luogo ogni sera.
Dopo il successo della scorsa edizione, che ha segnato un ritorno alle nostre tradizionali date di giugno e l’attesa revoca delle restrizioni imposte dalla pandemia, i visitatori del Cinema Ritrovato potranno accedere liberamente a tutte le proiezioni e godersi i molti piaceri che Bologna può offrire, dalla cucina, alle bellezze artistiche, ai musei.
Se siete venuti al festival negli ultimi tre anni, conoscete già il nostro  sistema di prenotazione. Per maggiori informazioni vi rimandiamo alle nostre prossime newsletter in cui presenteremo il programma completo, gli ospiti d’onore e le novità dell’ultima ora.

 

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Anna Magnani, l’irripetibile

Forse la più grande, sicuramente la più ammirata e imitata. Anna Magnani era unica, ma è stata anche un modello di stile recitativo e un’icona italiana. Riuscì a imporre il proprio volto dapprima come attrice brillante e, dopo il trionfo di Roma città aperta, variò dalle mille incarnazioni di un personaggio popolare romano a ruoli diversissimi come quelli nella Carrozza d’oro o nel monologo della Voce umana, fino a Hollywood e al premio Oscar, in un momento in cui il cinema americano diventava sempre più adulto. Un’immagine, la sua, in fondo eccentrica nel glamour anni Cinquanta. Ma se il suo momento d’oro dura poco più di dieci anni, e se un’attrice come lei è oggi inimmaginabile, l’eredità di Anna Magnani, il suo modello, continua a ispirare, irraggiungibile, le attrici italiane e di tutto il mondo.
A cura di Emiliano Morreale

Foto: Risate di gioia di Mario Monicelli (1960)

 

 

Rouben Mamoulian: sfumature di desiderio

Celebre per la capacità di tradurre la propria visione in luce, movimento e poi colore, Rouben Mamoulian, armeno di Tbilisi naturalizzato statunitense, ebbe una produzione tra le più coerenti del cinema americano. Giustamente celebrato per l’inestimabile contributo che offrì alla transizione di Hollywood al sonoro sia liberando la macchina da presa, sia usando i dialoghi come una forma di accompagnamento musicale, fu imitato e invidiato per i suoi sapienti movimenti di macchina. Creatore di uno stile immediatamente riconoscibile per la sua raffinatezza, il suo umorismo e le sue sfumature erotiche, praticò con altrettanta efficacia generi più cupi, assumendo un ruolo da pioniere per il film di gangster e l’horror. Questa retrospettiva presenta l’opera di Mamoulian dal suo unico contributo al cinema muto agli inizi del sonoro fino al suo ultimo musical, a colori e in CinemaScope. Ad eccezione del nuovo restauro digitale di Dr. Jekyll and Mr. Hyde, tutto il resto sarà proiettato in 35mm.
A cura di Ehsan Khoshbakht

Foto: Queen Christina di Rouben Mamoulian (La regina Cristina, 1933) 

 

Omaggio a Suso Cecchi d’Amico

Nel corso di una carriera iniziata ai tempi della nascita del neorealismo e durata oltre sessant’anni, Suso Cecchi d’Amico ha collaborato a più di centoventi film (prevalentemente, ma non esclusivamente, italiani) diretti da esordienti o da registi affermati. Il suo scopo non è mai stato
quello d’imporre le proprie idee, bensì di capire e assecondare i progetti e le poetiche degli autori con cui ha lavorato. D’altro canto, come ogni artista, aveva evidentemente una voce e una personalità sue proprie. Proporsi di rintracciarle all’interno di film assai diversi per tono, genere e linguaggio è lo scopo di questa rassegna, certo parziale ma sicuramente affascinante, che presenta una selezione di opere significative scelte in una filmografia ricca ed eterogenea quale pochi altri scrittori di cinema possono vantare.
A cura di Masolino, Silvia e Caterina d’Amico

Foto: Suso Cecchi d’Amico

 

Teinosuke Kinugasa: dall’ombra alla luce

L’illustre regista giapponese Teinosuke Kinugasa (1896-1982) si trova in un rapporto paradossale con la cinefilia internazionale. Se Jujiro – Incroci (1928) e La porta dell’inferno (1953) fecero una precoce apparizione in Europa e Una pagina di follia (1926) è considerato un classico dell’avanguardia, l’opera di Kinugasa nel suo complesso è ancora poco conosciuta all’estero. Questa retrospettiva presenterà una selezione ricca e diversificata di opere, spaziando da pregevoli adattamenti letterari a film sulle arti sceniche fino a inconsuete pellicole in costume che sacrificano in larga misura l’azione violenta a favore di una sofisticata analisi storica e di un intenso dramma personale. Attingendo a recenti restauri e a copie d’epoca, il programma metterà in luce le notevoli qualità di Kinugasa quale regista di attori e la varietà stilistica della sua arte, che passa agilmente dall’espressionismo monocromatico a un impiego pittorico del colore. È giunto il momento che questa significativa produzione emerga dall’ombra. 
A cura di Alexander Jacoby e Johan Nordstrom. Co-organizzatore: National Film Archive of Japan

Foto: Daibutsu kaigen (La consacrazione del grande Budda, 1952)

 

Cinemalibero

Uno degli appuntamenti fissi del festival, Cinemalibero percorrerà le strade più impervie della storia del cinema per illuminare l’opera unica ed eloquente di autori anticonformisti e liberi cui è stato ingiustamente negato un posto tra i grandi del cinema. Riscopriremo alcuni capolavori che, celebrati in patria, non hanno goduto del giusto riconoscimento a causa dell’assenza di una distribuzione adeguata all’estero. Cinemalibero racconta la storia di film ignorati o censurati, messi al bando dalle forze conservatrici della loro epoca e oggi riportati in vita grazie a complessi progetti di ricerca e restauro. I nove programmi di quest’anno si rivolgono a tre aree geografiche e cinematografiche –Asia centrale, cinema panarabo post-1967 in Libano e Siria e Africa occidentale – per ciascuna delle quali proporremo diversi restauri in anteprima mondiale, tra cui, rispettivamente: The Fall of Otrar (Gibel’ Otrara, Ardak Amirkulov, Kazakistan, 1991); The Dupes [Gli ingannati] (Al-Makhdo’un, Tewfik Saleh, Siria 1972); Ceddo (Ousmane Sembène, Senegal, 1977), parte di un omaggio dedicato al maestro africano nel centenario della nascita. 
A cura di Cecilia Cenciarelli

Foto: Ousmane Sembène sul set di Ceddo (1977) – Fonds d Archives Africaine pour la Sauvegarde des Mémoires

 

L’ultimissima risata: commedie tedesche dell’esilio, 1933-1937

L’anno scorso abbiamo dedicato una sezione alle commedie musicali tedesche del periodo 1930-1932. Ora seguiamo i destini esistenziali e creativi di quei talenti negli anni dell’esilio proiettando cinque commedie musicali in lingua tedesca prodotte in Austria e Ungheria. La presa del potere da parte dei nazisti nel gennaio 1933 segnò la fine dell’influenza ebraica sulla cinematografia popolare tedesca. Per molti cineasti ebrei (registi, attori, sceneggiatori e produttori), segnò anche l’inizio della vita e del lavoro in esilio. Negli studi cinematografici di Vienna e Budapest essi mantennero viva la visione di un altro tipo di cinema in lingua tedesca, meno raffinato ma molto più libero, irriverente e avventuroso di quello che dominava gli schermi nazisti. Come le commedie musicali della tarda Repubblica di Weimar, questi film sono pieni di melodie orecchiabili, di storie d’amore spensierate, di maldestri maneggioni e, a tratti, di una malinconia che riflette lo sradicamento e l’incertezza del futuro.
A cura di Lukas Foerster

Foto: Ball im Savoy di Stefan (István) Székely (1935)

 

Cento anni fa: 1923

Giunta al suo ventesimo anniversario, la sezione Cento anni fa continua a esplorare un singolo anno della ricca e varia storia del cinema offrendo una selezione di classici intramontabili, rarità d’archivio e stimolanti documentari del 1923. Quest’anno ci concentriamo sugli emigré russi che lavoravano nella casa di produzione francese Albatros, sulla nascita del western come genere serio a Hollywood, sull’apoteosi del cinema espressionista tedesco e sugli ultimi bagliori del ‘diva film’ italiano. Dai cinegiornali dell’epoca, la memoria di eventi di grande importanza come il  terremoto del Kanto che devastò Tokyo e la scoperta della tomba di Tutankhamon. La maggior parte dei film in programma sarà proiettata in 35mm, ma presenteremo anche alcuni nuovi restauri digitali. 
A cura di Oliver Hanley

Foto: Le Brasier ardent di Ivan Mosjoukine (Braciere ardente, 1923)

 

Il secolo del cinema: 1903

Nel 1903 Méliès si trovava all’apice della sua arte grazie a splendide opere come Le Royaume des fées, film destinato a costituire il pezzo forte di un programma composto da una varietà di generi, in cui era sempre presente un buon numero di comiche e di trucchi visivi. Mentre i registi britannici portavano nel cinema il loro spirito innovativo, negli Stati Uniti – si veda The Great Train Robbery di Edwin S. Porter – facevano  la loro comparsa film improntati alla violenza e a trame d’azione. Nello stesso anno, Pathé frères rivaleggiava ambiziosamente con le superbe féeries introducendo le spettacolari produzioni di Lucien Nonguet dedicate a personaggi storici (Napoleone, Maria Antonietta). Diversi titoli Pathé – appartenenti alla collezione dei Corrick, una famiglia di intrattenitori ambulanti – saranno presentati in versioni restaurate a partire da copie australiane magnificamente colorate a mano. Ma il cinema non consisteva solo di queste produzioni internazionali: operatori locali hanno documentato il loro 1903 con singolari immagini in movimento. Preparatevi a restare incantati di fronte al talento di Herr Mohr, bancario di Kronberg, che si esibisce in un ballo en travesti!
A cura di Mariann Lewinsky e Karl Wratschko

Foto: The Great Train Robbery di Edwin S. Porter (1903)

 

Il progetto Samama Chikli

Dopo aver sbirciato, nel corso delle precedenti edizioni, nell’opera nota di Albert Samama Chikli, siamo pronti a condividere alcune (spettacolari) scoperte che riemergono dagli archivi di questa straordinaria personalità, ora affidati dalla sua famiglia alla Cineteca di Bologna. Lo studio di lettere, fatture, appunti autografi e fotografie ha rivelato i dettagli di una carriera dietro la macchina da presa che va dal 1905 al 1924 e ha consentito di stabilire, per la prima volta, una filmografia di oltre cento titoli. Albert Samama non può più essere considerato una nota marginale nella storia del cinema, una presenza effimera ed esotica: è stato un pioniere, una figura di spicco degli albori del cinema e il primo cineasta del continente africano. Il Cinema Ritrovato si appresta a rivelare la portata e le articolazioni della sua eredità. Iniziamo con una prima selezione di restauri di film dal vero e cinegiornali a partire dai negativi conservati negli Archivi Gaumont Pathé e di un ritrovamento spettacolare da La Cinémathèque française.  
A cura di Mariann Lewinsky e Cecilia Cenciarelli

Foto: Albert Samama Chikli


Piccolo grande passo

Dopo aver celebrato l’anno scorso i cent’anni del formato 9,5mm, continuiamo con un altro anniversario. Un secolo fa Eastman Kodak introdusse il formato 16mm come alternativa meno costosa alla pellicola 35mm. Gli ambiti in cui il 16mm era ed è usato erano e sono molto vari. Abbiamo così deciso di unire le forze con l’associazione  indipendente Cinémathèque16 di Parigi per presentare  una selezione dalla loro eclettica collezione di copie d’epoca che abbraccia molti aspetti di questo formato (muti colorati, primi film pubblicitari, Scopitones, versioni home movie di celebri film horror, trailer di muti perduti e rarità  del cinema di finzione e non). Il secondo capitolo dell’edizione di quest’anno è dedicato al cinema sperimentale del Québec e di tutto il Canada. La selezione offre tra l’altro l’occasione di (ri)scoprire le opere sperimentali di autentici  artisti come Joyce Wieland ed Étienne O’Leary, ciascuno dei quali è rappresentato con una personale.
A cura di Karl Wratschko con la collaborazione di Cinémathèque16 e di André Habib

Foto: Lucretia Lombard di Jack Conway (1923)

 

Elfi Mikesch: filmare è dedizione

Nata nel 1940 in Austria e attiva a Berlino a partire dagli anni Sessanta, Elfi Mikesch è tra i direttori della fotografia più importanti del cinema tedesco. Proveniente dal mondo della fotografia, si è avvicinata al cinema nei primi anni Settanta. Oltre a girare i propri film ha lavorato come direttrice della fotografia a più di cinquanta opere di altri registi, tra cui Werner Schroeter, Rosa von Praunheim, Monika Treut, Friederike Pezold, Heinz Emigholz, Cynthia Beatt e Teresa Villaverde. È stata insignita tre volte del Deutscher Kamerapreis, compreso il premio alla carriera nel 2006. Nei suoi oltre venti film, dei quali è spesso anche sceneggiatrice e produttrice, si muove liberamente tra vari generi. Molti sono documentari, ma grazie alla loro libertà formale tendono a sconfinare nella sperimentazione poetica e si distinguono in particolare per la raffinatezza dell’illuminazione e dei movimenti di macchina. Questo programma presenta cinque film degli anni Ottanta che esemplificano la sua cinematografia eclettica. Per anni questi film sono stati inaccessibili, se non in malridotte copie 16mm, prima che la Deutsche Kinemathek ne intraprendesse il restauro.
A cura di Martin Koerber

Foto: Die blaue Distanz di Elfi Mikesch (1984)
 

Non solo film

Il Cinema Ritrovato DVD Awards 
Le migliori uscite dell’anno, scelte da una giuria internazionale.

Mostra mercato dell’editoria cinematografica 
Una ricca esposizione di libri di cinema, manifesti, DVD e Blu-ray. Lasciate un po’ di spazio in valigia!

 

Il Cinema Ritrovato Board 2023

Direttori: Cecilia Cenciarelli, Gian Luca Farinelli, Ehsan Khoshbakht, Mariann Lewinsky

Comitato scientifico: Richard Abel, Peter Bagrov, Peter Becker, Janet Bergstrom, Kevin Brownlow, Gian Piero Brunetta, Ian Christie, Lorenzo Codelli, Eric de Kuyper, Bryony Dixon, Shivendra Singh Dungarpur, Bernard Eisenschitz, Alexander Horwath, Aki Kaurismäki, Dave Kehr, Martin Koerber, Hiroshi Komatsu, Miguel Marías, Nicola Mazzanti, Mark McElhatten, Olaf Möller, Alexander Payne, Chema Prado, Elif Rongen-Kaynakçi, Jonathan Rosenbaum, Thelma Schoonmaker, Martin Scorsese, Jon Wengström, Karl Wratschko

Comitato di programmazione: Guy Borlée, Roberto Chiesi, Anna Fiaccarini, Goffredo Fofi, Andrea Meneghelli, Paolo Mereghetti, Emiliano Morreale, Davide Pozzi ed Elena Tammaccaro

Coordinatore: Guy Borlée

Promosso da: Fondazione Cineteca di Bologna
Sostenitori: Gaumont, The Film Foundation, Pathé
Con il sostegno di: Comune di Bologna, Ministero della Cultura – Direzione generale Cinema e audiovisivo, Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura
Main Sponsor: Gruppo Hera

 

Acquista on-line l’accredito e le tessere Sostenitore

Per le tariffe alberghiere agevolate, il portale Bologna Welcome offre ai partecipanti tutti i servizi di accoglienza e informativi sulla città. Si raccomanda di prenotare con anticipo per usufruire delle tariffe alberghiere dedicate. Scopri qui le offerte.

Volontari cercasi!
Se desideri partecipare come volontario al festival Il Cinema Ritrovato o a Sotto le Stelle del Cinema hai tempo fino al 10 maggio per proporre la tua candidatura.

Info e contatti
Cineteca di Bologna 
Via Riva di Reno, 72 – 40122 Bologna – Italia
Tel +39 0512194814/4211
ilcinemaritrovato@cineteca.bologna.it