THE FIRST DAYS

Humphrey Jennings

T. alt.: A City Prepares. Scen.: Robert Sinclair. M.: Richard Q. McNaughton. Prod.: Alberto Cavalcanti per GPO Film Unit 35mm. D.: 23′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

È un documentario sui primi giorni di guerra a Londra. Le immagini di bambini che giocano su un vecchio pezzo di artiglieria e gli oggetti esposti all’Imperial War Museum ci rammentano la pace ventennale che si è interrotta domenica 3 settembre 1939. Quella giornata inizia pacificamente; la gente esce di casa per andare in chiesa o in campagna; ma alle 11.15 Chamberlain dà alla radio la notizia dell’avvenuta dichiarazione di guerra. Le raffiche di vento si mutano nel suono del primo allarme antiaereo e la gente si mette quietamente al riparo. Le scene successive mostrano i preparativi di guerra. Si riempiono sacchi di sabbia, inizia l’addestramento dei giovani della milizia, vengono dipinte strisce bianche sulle strade e sui veicoli, si procede allo sfollamento di bambini e invalidi, i soldati partono per il fronte, musei e gallerie si svuotano, si mimetizzano le navi, i profughi formano lunghe e pazienti code, gli animali vengono evacuati, le donne vestono vari tipi di uniformi. Le ombre della notte pongono fine a questo primo giorno; i teatri sono chiusi; solo il suono familiare dell’organetto di Barberia rallegra la città oscurata; l’attività continua all’ospedale e nell’arsenale, mentre i fasci di luce dei riflettori bucano la notte. Ma la temuta incursione aerea non arriva e Londra si prepara a un nuovo giorno, “perché è l’alba a esser giunta in Inghilterra”. Il film si chiude sulle immagini di una Londra soleggiata e in vigile attesa accompagnate dal crescendo di una fanfara. Ci troviamo di fronte a uno dei documentari più interessanti degli ultimi mesi. Tra i suoi aspetti più stimolanti c’è la totale assenza di propaganda. I centralini telefonici, gli uffici di smistamento, oppure (in altri casi) le autocisterne e i gasometri tutte cose che siamo abituati ad aspettarci sono completamente assenti, come lo è ogni invadente appello al patriottismo. Il film non vuole dimostrare nulla. Si offre semplicemente come una testimonianza di quei primi giorni che ricordiamo così chiaramente, e ha il raro dono di essere un documentario nel vero senso della parola. Inevitabilmente mostra scene che ci sono familiari: e tuttavia esse sono presentate in maniera così vivida e realistica che il familiare diventa miracolosamente emozionante. Il segreto sta in parte nell’assenza di sentimentalismo (il commento fuori campo sfiora solo occasionalmente la commozione), ma soprattutto nel modo in cui le considerazione generali sono rafforzate da dettagli suggestivi.

Anonimo, “Sight and Sound”, 31 ottobre 1939

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