CALAMITY JANE ET DELPHINE SEYRIG: A STORY

Babette Mangolte

Sog.: Delphine Seyrig. Scen., F., M.: Babette Mangolte. Int.: Delphine Seyrig, Stella Foote, Claire Wolverton, JJ Wilson, Duncan Youngerman, Julian Lynn Trotta. Prod.: Babette Mangolte. DCP.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Sapevate che negli anni Ottanta Delphine Seyrig aveva in mente un film su Calamity Jane? Basandosi sulle toccanti lettere di Calamity alla figlia, Seyrig voleva esplorare la feroce autonomia, la maternità libera e lo scavalcamento dei generi della pioniera americana. Alla ricerca di fonti e di storie, Seyrig andò nel Montana da Babette Mangolte (fotografa, regista e direttrice della fotografia conosciuta sul set di Jeanne Dielman), che munita di cinepresa 16mm immortalò con immenso piacere la ballata di Seyrig nel Far West. L’attrice vi appare in veste di creatrice, di investigatrice di volta in volta curiosa e contemplativa, assorta nell’elaborazione di una sceneggiatura interiore. Immaginate commoventi archivi privati, bizzarre testimonianze in piscina (con salvagenti a forma di E.T. l’extraterrestre) e meditazioni femministe. Perso il sostegno del CNC, il film non si farà. Il girato viene accantonato. Negli anni Dieci del Duemila il progetto viene ripreso, su iniziativa del Centre audiovisuel Simone de Beauvoir e come risposta alla società ‘trumpista’. Nelle mani di Babette Mangolte il montaggio diventa un palinsesto di storie del femminismo. I documenti di Seyrig (storyboard, sceneggiatura, lettere, giornalieri) incrociano le parole dei testimoni (come il figlio di Seyrig, Duncan Youngerman, l’autrice libanese Etel Adnan e la storica Giovanna Zapperi). L’incompletezza dell’opera iniziale permette di immaginare questa estensione aperta e collettiva. Una polifonia che realizza l’auspicio di Seyrig: creare un “progetto di riscrittura amichevole e amorosa, divenuto infine a più voci”.

Élodie Tamayo

 

Copia proveniente da