Lun

26/06

Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni > 10:00

ZA OPONOU SMRTI / L’AUBERGE ROUGE

Jean Epstein
Introduce

Émilie Cauquy

Accompagnamento al piano di

John Sweeney e all’arpa di Eduardo Raon

Il 2023 segna il ventesimo anniversario della sezione Cento anni fa e l’inizio del suo prossimo capitolo sotto una nuova guida. Questo programma riprende da dove si era interrotto il precedente, in senso letterale e figurato, dando ai frequentatori di lunga data del festival e a quelli più giovani l’opportunità di (ri)scoprire alcuni film e registi chiave del 1923. Naturalmente non abbiamo potuto fare a meno di aggiungere qualche sorpresa, e abbiamo selezionato cortometraggi non-fiction e cinegiornali per mettere in luce alcuni dei principali eventi dell’anno in questione.
Guarda caso, il filo conduttore che lega vari film di questa edizione è ‘(nuovi) inizi’. Il 1923 vide emergere i talenti cinematografici di Sergej Ėjzenštejn e Jean Epstein. Con The Covered Wagon Hollywood reinventò il western come genere ‘epico’. Buster Keaton, che avrebbe realizzato negli anni successivi alcuni dei suoi film migliori, completò la transizione alla regia di lungometraggi con Our Hospitality. Nella sezione Ritrovati e Restaurati sarà proiettato un nuovo restauro di A Woman of Paris, la prima (e in fondo ultima) incursione di Chaplin nel genere drammatico.
Un altro tema che attraversa la selezione di quest’anno è l’emigrazione. L’instabilità del dopoguerra indusse importanti registi a fuggire dai loro paesi d’origine per necessità economiche o politiche, come dimostrano due importanti film girati da Ivan Mozžuchin e altri esuli russi per la società francese Films Albatros, Le Brasier ardent e La Maison du mystère. Nel frattempo Ernst Lubitsch divenne il primo dei principali registi tedeschi ad avventurarsi a Hollywood, mentre dobbiamo all’americano Sidney Goldin una delle migliori commedie austriache a tema ebraico, Ost und West: quest’ultima sarà presentata in anteprima in una nuova versione restaurata.
L’industria cinematografica italiana era in declino per le pesanti ripercussioni della Prima guerra mondiale e la fuga all’estero di talenti alla ricerca di migliori condizioni di lavoro. Ciò nonostante, L’ombra (presentato in anteprima in una nuova versione restaurata) e La fuga di Socrate si distinguono come tardi esempi di due generi tra i più popolari del decennio precedente, il ‘diva film’ e il film di forzuti.
Tra le opere pionieristiche che quest’anno faranno il loro gradito ritorno al Cinema Ritrovato figurano La Souriante Madame Beudet, il capolavoro impressionista-femminista di Germaine Dulac, e Schatten, uno dei momenti più alti del cinema espressionista. Questi casi illustrano come sia sempre più importante poter (ri)vivere i film come dovevano essere visti (e ascoltati): sul grande schermo, con accompagnamento musicale dal vivo e, ove possibile, su pellicola 35mm.

Oliver Hanley

Info sulla
Proiezione

Lunedì 26/06/2023
10:00

Sottotitoli

Versione originale con sottotitoli

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival

L’AUBERGE ROUGE

Scheda Film

Jean Epstein aveva solo ventitré anni quando scrisse il suo primo libro, La Poésie d’aujourd’hui, seguito da Bonjour, cinéma, entrambi pubblicati nel 1921. Nel gennaio 1923, a venticinque anni, iniziò a girare il suo secondo lungometraggio (sua prima regia solista), L’Auberge rouge; entro la fine dello stesso anno diresse anche Cœur fidèle, La Belle nivernaise e il documentario La Montagne infidèle (vedi capitolo 7). Il suo primo lungometraggio, il film biografico Pasteur, co-diretto da Jean Benoît-Lévy, fu proiettato nel maggio di quell’anno all’Esposizione di Fotografia, Ottica e Cinematografia di Torino, dove era uno dei due soli film di finzione francesi in concorso. I quotidiani e le riviste lo celebrarono come il cineasta-filosofo più importante della sua generazione, e a partire da dicembre 1923 Epstein girò la Francia tenendo conferenze basate sugli scritti del teorico cinematografico italiano Ricciotto Canudo. Come la maggior parte degli enfants terribles, in quel periodo doveva essere insopportabile, ma i superlativi erano giustificati.
Curiosamente, L’Auberge rouge rimane un’opera giovanile poco studiata, forse perché lo stesso Epstein, come tanti virtuosi pronti a criticare le loro prime opere, se ne dichiarò insoddisfatto subito dopo l’uscita. Guardandolo oggi, tuttavia, colpisce l’insistente attenzione del film per lo sguardo, insieme all’acutezza psicologica e alla comprensione decisamente matura del ritmo e del montaggio, soprattutto nella famosa sequenza della tempesta ma anche nelle scene della cena, in cui la macchina da presa gira intorno alla tavola mentre la rete della storia si stringe attorno a personaggi le cui vite saranno cambiate dalla rivelazione del narratore.
Fu lo stesso regista ad adattare il racconto di Balzac, apportando piccoli cambiamenti come l’introduzione di una donna amata interpretata da Gina Manès. In un’intervista rilasciata durante le riprese a “Cinémagazine” (23 marzo 1923), Epstein spiegò: “Ho voluto fare un film che si basasse non su una messa in scena scrupolosa, ma su un approfondito studio psicologico dei personaggi… Il mio dramma non sarà ‘esteriore’ e non cercherà di sedurre l’occhio, ma esclusivamente ‘interiore’; si prefigge soprattutto di conquistare i cuori degli spettatori”.

Jay Weissberg

Cast and Credits

Sog.: dal racconto omonimo (1831) di Honoré de Balzac. Scen.: Jean Epstein. F.: Raoul Aubourdier. Scgf.: Georges Quénu. Int.: Léon Mathot (Prosper Magnan), Jean-David Evremond (Jean-Frédéric Taillefer), Pierre Hot (il locandiere), Gina Manès (sua figlia), Clairette de Savoye (sua moglie), Marcelle Schmit (Victorine Taillefer), Jaque Christiany (André), Robert Tourneur (Herman), Mme. Delaunay (la strega), Thomy Bourdelle (l’olandese). Prod.: Louis Nalpas per Pathé Consortium Cinéma. 35mm. L.: 1650 m (l. orig.: 1835 m). D.: 72’ a 20 f/s. Bn

ZA OPONOU SMRTI

Regia: Ferenc Futurista
Anno: 1923
Paese: Cecoslovacchia
Durata: 10'
Audio
Muto
Edizione
2023