WE LIVE AGAIN

Rouben Mamoulian

Sog.: dal romanzo Resurrezione (1899) di Lev Tolstoj. Scen.: Maxwell Anderson, Leonard Praskins, Preston Sturges, Thornton Wilder. F.: Gregg Toland. M.: Otho Lovering. Scgf.: Richard Day, Sergej Sudejkin. Int.: Anna Sten (Katusha Maslova), Fredric March (principe Dmitri Ivanovich Nekhlyudov), Jane Baxter (Missy Kortchagin), C. Aubrey Smith (principe Kortchagin), Sam Jaffe (Grigory Simonson), Ethel Griffies (zia Marie), Gwendolyn Logan (zia Sophia), Jessie Ralph (Matrona Pavlovna). Prod.: Samuel Goldwyn per Samuel Goldwyn, Inc., Rouben Mamoulian Production. 35 mm. D.: 85’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Secondo Kenji Mizoguchi, “tutto il melodramma si basa su Resurrezione”. Per questo primo adattamento sonoro dell’ultimo romanzo di Tolstoj, Mamoulian, che essendo cresciuto a Tbilisi parlava il russo come seconda lingua, approfondì le tendenze melodrammatiche emerse nel suo primo lungometraggio, ma le affrontò con un’obiettività che melodrammatica non era.
Nella Russia del 1875 il principe Dmitri Ivanovich (Fredric March), ufficiale zarista giovane e idealista, durante una visita alla tenuta di famiglia si innamora della contadina Katusha (Anna Sten) e, dopo averla messa incinta, la abbandona per una vita decadente a Mosca. Sette anni dopo si ritrova a far parte della giuria che sta processando per omicidio Katusha, divenuta nel frattempo una prostituta. Alla sceneggiatura sono accreditati alcuni scrittori di peso, tra i quali Maxwell Anderson e Preston Sturges. Vi collaborò anche Thornton Wilder, anche se non accreditato. Mamoulian, che amava Sturges e ne fu influenzato in Rings on Her Fingers, sosteneva che la sceneggiatura finale fosse di Sturges, ma il compianto Donald Spoto nella sua biografia di Sturges respinge questa versione dei fatti. Sia come sia, il film tralascia la critica che il romanzo rivolge alla chiesa e banalizza le osservazioni di Tolstoj sulla profonda ingiustizia sociale, tanto che la trasformazione di Dmitri e il suo sacrificio finale, per quanto visivamente interessanti, restano decisamente poco convincenti.
Le composizioni del film, fotografato da Gregg Toland, sono ricche e pittoriche. Le scene iniziali mostrano chiaramente l’influenza dei maestri sovietici degli anni Venti, in particolare Aleksandr Dovženko. Le scenografie sono del pittore e decoratore Sergej Sudejkin, che aveva lavorato alla versione teatrale di Porgy and Bess diretta nel 1935 da Mamoulian. Mamoulian mette il cuore nei dettagli cerimoniali (il canto Cristo è risorto seguito da tre baci rituali sulle guance) e lamenta la fine di un mondo che può ancora nascondere le cicatrici degli attriti di classe sotto un manto di fede. In una delle scene più toccanti del film, Dmitri, pentito, incontra Katusha in una stanza delle torture, l’unico angolo di pace che riescono a trovare nella prigione sovraffollata. Il film si conclude nei campi di lavoro della Siberia, dove la fede spirituale dei due amanti li rende immuni al gelo e alla brutalità: tornano a vivere, anche nella morte.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

per concessione di Park Circus.