I 50 anni dell’Österreichisches Filmmuseum
Nel 1964 in Austria la produzione cinematografica commerciale registrava il suo minimo storico, non c’era nessuna ‘nouvelle vague’ all’orizzonte e l’unico contributo degno di nota era rappresentato dalle creazioni di tre o quattro artisti dell’avanguardia viennese. La fondazione dell’Österreichisches Filmmuseum nel febbraio di quell’anno dovette dunque apparire come una sorta di intervento alieno.
Naturalmente i due giovani fondatori, Peter Konlechner e Peter Kubelka, dovettero condurre un’impegnativa battaglia politico-culturale contro il paternalistico mondo della critica cinematografica austriaca. Fu una strada tutta in salita. Il loro piccolo oggetto non identificato riscosse un successo enorme e quasi istantaneo presso la nuova generazione di cinefili e fece parlare di sé anche all’estero. Oggi l’istituzione è spesso citata quale fulgido esempio della vita culturale austriaca e ha il posto che le spetta nella rete internazionale di cineteche e archivi.
Sulla carta possono sembrare ovvie e finanche ‘logiche’ le convinzioni e le pratiche con cui l’Österreichisches Filmmuseum si conquistò una reputazione internazionale negli anni Sessanta e Settanta: eppure allora furono percepite come ‘estreme’ dalla cultura tradizionale, e in parte sono ancora (o sono tornate a essere) posizioni di minoranza nel panorama contemporaneo del patrimonio cinematografico.
1. In un museo del cinema lo spazio espositivo è lo schermo.
2. Il cinema è la forma artistica più importante del ventesimo secolo; i suoi risultati devono essere esposti e preservati con la stessa cura e la stessa sensibilità intellettuale riservate alle altre opere d’arte.
3. I film sono anche documenti storici, e come tali vanno esposti e preservati.
4. In un museo i film devono essere il più possibile fedeli alla loro forma originale e proiettati in versioni integre e non doppiate, nel rispetto del formato e della velocità originale ed evitando il trasferimento su altri media.
5. Se lo scopo che ci si propone è una seria educazione cinematografica, è necessario schivare la volubilità dei gusti dominanti e l’attenzione selettiva per i ‘classici’: bisogna mostrare i film sistematicamente, in ampie retrospettive, e riproporli ciclicamente.
6. Poiché l’industria cinematografica esaurisce solo una parte delle possibilità del mezzo espressivo, un museo del cinema deve concentrarsi anche sulle opere e le concezioni non ‘commerciali’, e sulle conoscenze e le esperienze estetiche maturate in queste aree.
7. Non è possibile separare il passato e il presente del cinema: la ‘storia del cinema’ comprende anche le opere e i dibattiti di oggi.
L’omaggio di questo festival all’Österreichisches Filmmuseum è una grande gioia per me e per tutti i miei colleghi. I cinque eventi che compongono il programma sono solo un assaggio dell’attività della nostra istituzione, che ha spesso incrociato le iniziative del Cinema Ritrovato.
(Alexander Horwath)
Programma a cura di Alexander Horwath