Danielle Anezin presenta ‘My name is Elia Kazan’
Presentato questa domenica My Name Is Elia Kazan (2018), docu-intervista di un’ora realizzata dalla giornalista Annette Michelson, sotto la guida di André Labarthe. Unico episodio di una ricca serie sui grandi del cinema in programma al Festival del Cinema Ritrovato, ha intrattenuto e affascinato un pubblico di affezionati al regista statunitense, ma anche chi lo conosceva meno.
La seconda giornata di Il Cinema Ritrovato ha ospitato la proiezione di My Name Is Elia Kazan, importante documento sul lavoro del regista statunitense. In apertura dell’evento, l’intervento della regista e moglie di Labarthe, Danielle Anezin ha reso possibile la ricostruzione del percorso accidentato della pellicola.
La storia del film comincia nel 1972, quando i lavori per la serie Cinéastes de notre temps ripartirono dopo un periodo di stallo. Lo slancio della ripartenza rese possibile l’adozione di un approccio nuovo, nella produzione come nella realizzazione, che si adattasse appieno allo stile del suo protagonista. Annette Michelson dialogò con Kazan, personalità affascinante e decisa, perseguendo l’obiettivo della serie, ovvero la scoperta e l’esplorazione dei mondi delle grandi personalità del panorama cinematografico.
Anni dopo, le preziose bobine dei giornalieri delle serie, digitalizzate dalla Cinématèque française, vennero radunate da Labarthe con l’intenzione di realizzare un film su Kazan. La moglie Danielle si occupò del montaggio, che portò avanti anche dopo il decesso del marito, restando fedele al suo stile e allo spirito che lo aveva portato ad intraprendere la documentazione.
Dalla visione del documentario emerge un Kazan tanto disposto a farsi scoprire, quanto poco incline a lasciare che la giornalista lo guidi davvero nella conversazione. Il regista esprime una visione lucida e profonda, dipingendosi come un uomo dai forti ideali ma anche abbastanza cinico da scendere a compromessi con la realtà, sebbene la sua onestà intellettuale paia a tratti condizionata dalla alta considerazione di sé stesso.
La fatica di Anezin ha permesso la distribuzione di un documentario conciso ma ricco di spunti, al quale il pubblico del Festival del Cinema Ritrovato ha assistito la scorsa domenica in un Auditorium DamsLab gremito e plaudente.
Report di Annalisa Prestianni
Nell’ambito del corso di Alta Formazione per redattore multimediale e crossmediale, nel progetto di formazione della Cineteca di Bologna.