OH… ROSALINDA!!

Michael Powell, Emeric Pressburger


Scen: Michael Powell, Emeric Pressburger, dall’operetta “Die Fledermaus” di Johann Strauss; F.: Christopher Challis; Op.: Norman Warwick; M.: Reginald Mills; Scgf.: Hein Heckroth; Trucco: Connie Reeve; Mu.: Johann Strauss; Testi: Dennis Arundell; Ass. R.: John Pellatt; Int.: Anthony Quayle (Generale Orlovsky), Anton Walbrook (Dr. Falke), Dennis Price (Maggiore Frank), Ludmilla Tchérina (Rosalinda), Michael Redgrave (Colonnello Eisenstein), Mel Ferrer (Capitano Alfred Westerman), Anneliese Rothenberger (Adele), Oskar Sima (Frosch), Richard Marner (Colonnello Lebotov), Nicholas Bruce (portiere), Arthur Mullard, Roy Kinnear (guardie russe); Prod.: Michael Powell, Emeric Pressburger per Associated British Picture Corporation e The Archers; 35mm. D.: 101’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quando Pressburger propose di riadattare l’operetta classica di Strauss, Die Fledermaus, ambientandola nella Vienna del dopoguerra occupata dalle quattro potenze, forse fu influenzato dall’interpretazione che ne diede Peter Ustinov nell’opera teatrale del 1951, The Love of Four Colonels, così da trasformare i quattro protagonisti principali in un generale russo, un colonnello americano, un capitano francese e uno inglese, accompagnati da un eponimo maestro di cerimonie, Falke “the Bat”, che qui veste i panni di un virtuoso stratega della guerra fredda. Dopo il ritiro di Orson Welles, sono Anton Wallbrook, col suo fascino da viennese vissuto, e Michael Redgrave, che balla e canta in modo memorabile, a rubare la scena. Grazie alle scenografie, allestite da Hein Heckroth in stile post Tales of Hoffmann, e alle riprese di Christopher Challis, che sfruttano l’allora nuovo processo CinemaScope e una ridotta profondità di campo, Vienna è immaginata come una scatola di cioccolatini insolentemente sovrapposta alla grigia Europa dei razionamenti e della ricostruzione, con alcune trovate meravigliose in CinemaScope, paragonabili a quelle adottate da Tashlin nel musical altrettanto eccentrico dello stesso periodo, The Girl Can’t Help It. Anche se accolto tiepidamente alla sua uscita, la fama del film è poi cresciuta, e noi possiamo spingere lo sguardo più in là della frenetica allegria e dell’apprensione per il futuro post-bellico, che nemmeno la diplomazia di Wallbrook riesce a nascondere.

Ian Christie

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