THE CIRCUS
T. it.: “Il circo”; Scen.: Charles Chaplin; F.: Roland Totheroh; Op.: Jack Wilson, Mark Marlatt; M.: Charles Chaplin; Scgf.: Charles D. Hall; Ass. R.: Harry Crocker; Int.: Charles Chaplin (il vagabondo), Merna Kennedy (cavallerizza), Allan Garcia (padrone del circo), Harry Crocker (l’acrobata Rex), Henry Bergman (vecchio clown), Stanley J. ‘Tiny’ Sandford (attrezzista capo), George Davis (mago), Betty Morrissey (donna fantasma), John Rand (assistente trovarobe – clown), Armand Triller (clown), Steve Murphy (ladro), Bill Knight (poliziotto), Jack Pierce (addetto alle corde), H.L. Kyle, Eugene Barry, L.J. O’Connor, Hugh Saxon, Jack Bernard, Max Tyron, A. Bachman, William Blystone, Numi (leone), Bobby (Josephine), la scimmia Jimmy; Prod.: Charles Chaplin; 35mm. L.: 1960 m. D.: 71’ a 24 f/s. Bn.
Scheda Film
Dopo una proiezione di The Circus. Chaplin non dà modo agli spettatori di sorridere mentre lo guardano. È concesso loro solamente di piegarsi dalle risate oppure essere molto tristi. Chaplin saluta la gente togliendosi la bombetta, che sembra il coperchio del bollitore che si alza quando l’acqua inizia a bollire. I vestiti che indossa sono impermeabili ai rovesci del destino. Sembra quasi che indossi gli stessi abiti da un mese. Non si trova a proprio agio in un letto; quando si sdraia, lo fa in una carriola o su un’altalena. Completamente bagnato, sudato, dentro a vestiti troppo piccoli per lui, Chaplin è l’incarnazione vivente dell’aperçu di Goethe: l’Uomo non sarebbe la creatura più nobile dell’universo se non fosse troppo nobile per esso. Questo è il primo film della maturità di Chaplin. È invecchiato rispetto ai suoi ultimi film, ma anche il suo modo di recitare sembra più maturo. Ciò che è più toccante è la sensazione che ora egli possieda una chiara visione d’insieme delle possibilità che gli sono concesse, e che sia risoluto a lavorare esclusivamente entro questi confini per ottenere il suo scopo. Ad ogni istante, le variazioni sui suoi temi più celebri si susseguono in tutta la loro gloria. L’inseguimento che ha luogo in una casa degli specchi; la sua apparizione, così improvvisa da sorprendere perfino un mago; la maschera dell’estraneità che lo trasforma in un pupazzo da luna park. Ma la parte più straordinaria del film resta la sua conclusione, per il modo in cui è strutturata. Chaplin getta coriandoli sugli sposi, e viene da pensare: questa deve essere la fine. Invece lo si vede ancora, immobile, mentre la carovana del circo sta partendo; chiude la porta dietro a tutti, e viene da pensare: questa deve essere la fine. Ma lo si vede ancora, prigioniero del cerchio di miseria rimasto tracciato per terra, e viene da pensare: questa deve essere la fine. Invece c’è un primo piano della sua figura malridotta, seduta nell’arena. A questo punto, quando la fine sembra assolutamente inevitabile, Chaplin si alza, con le spalle alla cinepresa, e si allontana camminando con la sua tipica andatura; Charlie Chaplin è quella sua andatura caratteristica, come il logo della casa cinematografica che si vede alla fine di altri film. Solo adesso, nell’unico punto senza rotture e col desiderio di poterlo seguire con lo sguardo per sempre, il film si conclude.
Walter Benjamin (frammento scritto nel 1928 o nei primi mesi del 1928, pubblicato postumo), da Selected Writings, vol. 2, 1927- 1934, The Belknap Press / Harvard University Press, Cambridge / London 1999
Restaurato nel 2003 dalla Cineteca di Bologna e Academy Film Archive presso L’Immagine Ritrovata. Edizione stabilita a partire dai materiali migliori conservati presso la famiglia Chaplin
Musiche originali di Charles Chaplin ricostruite e dirette dal Maestro Timothy Brock, eseguite dal vivo dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna