City Lights
Tit. It.: “Luci Della Città”; Scen.: Charles Chaplin; F.: Roland Totheroh; M.: Charles Chaplin; Scgf.: Charles D. Hall; Mu.: Charles Chaplin; Int.: Charles Chaplin (Vagadondo), Virginia Cherrill (Ragazza Cieca), Florence Lee (Nonna), Harry Myers (Il Milionario), Hank Mann (Pugile), Eddie Baker (Arbitro), Tom Dempsey, Willie Keeler (Altri Pugili), Allan Garcia (Maggiordomo), Henry Bergman (Sindaco; Portiere), Albert Austin (Spazzino; Ladro), Joe Van Meter (Altro Ladro), Robert Parrish (Venditore Di Giornali), Jean Harlow (Ragazza Nel Night- Club); Prod.: Charles Chaplin; 35mm. L.: 2439 M. D.: 89’. Bn.
Scheda Film
Tutto quello che faccio è danza. Io penso in termini di balletto. Specie in City Lights. La ragazza cieca, è tutta una danza. La chiamo danza; in verità, è pura pantomima. La ragazza tende la mano. E il vagabondo non sa che è cieca. E dice: “Prendo questo”. “Quale?” Lui la guarda incredulo: che ragazza sciocca… Poi il fiore cade a terra, e lei tasta all’intorno per cercarlo. Io lo raccolgo e lo tengo in mano per un attimo. E lei: “L’ha trovato, signore?” Solo allora lui guarda, e capisce. Lo tiene davanti ai suoi occhi, fa un minimo gesto, così. Balletto, è puro balletto. C’è voluto tanto tempo. […]
Nell’ultima sequenza di City Lights c’era un primo piano su di me, in cui avrei potuto esagerare. La ragazza usa le dita per vedere, e capisce: “Dio mio, è lui!” L’uomo non corrisponde per niente all’idea che la giovane si era fatta. E lui la guarda curioso. Ciò che guardavo, che mi interessava, era lei, e mi sono distaccato riuscendo a trasmettere una bellissima sensazione. Non stavo recitando. Piuttosto restavo distante a guardarla, a studiare le sue reazioni con un leggero imbarazzo. E allora è successo. Sono state necessarie diverse riprese prima di quella, tutte troppo calcate, eccessive. Ma questa, per qualche ragione, è più oggettiva e apologetica. È una scena bellissima, meravigliosa, proprio perché non è eccessiva.
Charlie Chaplin, intervista di Richard Meryman, “Life”, 1966
La partitura
La famiglia Chaplin e io abbiamo deciso di restaurare la colonna sonora di City Lights (ripartendo da zero) affinché fosse il più simile possibile a come Chaplin l’aveva concepita. Il restauro di una partitura è una scienza esatta e ritenevamo che la colonna sonora di City Lights richiedesse un’attenzione particolare. L’edizione realizzata per l’esecuzione dal vivo nel 1989, in occasione del centenario della nascita di Chaplin, consisteva non tanto in un restauro della partitura originale quanto in un arrangiamento sinfonico dei materiali disponibili. Per quanto la presenza di un elevato numero di musicisti sia di grande effetto, e l’impatto che il suono di un’orchestra sinfonica possa produrre su un film muto notevole, la partitura composta da Chaplin non prevedeva più di 34 musicisti. In realtà fu scritta sul modello di una “dance orchestra” alla Abe Lyman per la quale Chaplin aveva in precedenza composto alcuni pezzi, costituita da un numero ridotto di archi e fiati, 3 trombe, 2 tromboni, una tuba, un banjo, un’arpa, un pianoforte e una batteria: questo l’assetto che Chaplin conosceva e per il quale componeva. City Lights è un film molto intimo, e la musica dovrebbe riflettere questo aspetto. L’arrangiamento per l’edizione del 1989 fu pensato per una grande orchestra e di conseguenza il suono che ne risulta è, nel complesso, eccessivamente imponente. Al di là di questo, nella versione del 1989 risultano omessi in quasi ogni battuta numerosi passaggi intricati e cruciali presenti nella colonna sonora originale composta e registrata da Chaplin. Ho cercato inoltre di restituire nella trascrizione, per quanto possibile, l’eccezionale finezza degli abbellimenti presenti nella notazione di City Lights, oltre ad altre complessità tipiche delle composizioni hollywoodiane degli anni ’30. Probabilmente per amor di chiarezza, nell’arrangiamento del 1989 la maggior parte delle sfumature inerenti a questo stile nelle esecuzioni d’epoca risulta assente.
Timothy Brock, in “Cinegrafie”, 17, 2004