UN VIAGGIO IN UNA STELLA
Sog.: Gaston Velle; Prod.: Cines 35mm. L.o.: 220m
Scheda Film
Tra il 1905 e il 1906, con l’esplosione dei nickelodeon negli Stati Uniti e la diffusione capillare delle sale stabili in Europa, la domanda di pellicole cresce in maniera esponenziale e l’inattesa apertura dei mercati attrae verso la produzione cinematografica nuovi e facoltosi investitori, decisi a sfruttare un settore industriale di così promettenti potenzialità.
L’Italia non è esente da tale fenomeno e il 1906 vede l’esordio di due società destinate a ricoprire un ruolo fondamentale nella storia della cinematografia italiana e internazionale. Il 31 marzo 1906 è costituita a Roma la Società Anonima Cines, emanazione diretta della Alberini & Santoni, prima “manifattura” cinematografica italiana, mentre nell’agosto dello stesso anno, a Torino, prende il via l’attività dell’Ambrosio e Co.
Sempre nel 1906 anche la Francia registra due esordi eccellenti, la Société Générale des Cinématographes Eclipse, nata da una costola della Urban Trading Company, e la Société Anonime des Phonographes et Cinématographes Lux, con a capo Henri Joly, pioniere della cinematografia francese. In Danimarca, nel novembre dello stesso anno, l’esercente e operatore Ole Olsen fonda la Nordisk Films Kompagni, futuro colosso della cinematografia internazionale.
Fin dall’esordio le neonate case di produzione aggrediscono il mercato senza timori reverenziali, mostrando alcune caratteristiche comuni: dinamismo imprenditoriale, tensione verso i mercati esteri, oculata economia dei generi proposti. Il punto di riferimento rimane la produzione Pathé e i nuovi soggetti ne imitano, con alcune distinzioni, le politiche imprenditoriali e le scelte artistiche: se l’Eclipse, continuando la tradizione documentaristica della Urban Trading, privilegia le “vedute” di località estere e i film di carattere scientifico, la Lux propende per la commedia e il dramma, mentre la Nordisk, oltre alla notevole produzione di attualità, eccelle nei generi comico e drammatico. Distinzioni relative, poiché, nel 1906, la differenziazione nell’offerta è senza dubbio priorità fondamentale per ogni casa produttrice poiché la varietà dei generi all’interno di ogni singolo programma rimane l’essenza dello spettacolo cinematografico del tempo.
Nel 1906 in Italia vengono realizzati 76 film a soggetto ed è l’Ambrosio, con 48 titoli, ad avere il primato della produzione; nello stesso anno l’Alberini & Santoni conclude la breve attività, distribuendo quattro pellicole, tra cui l’acclamato Romanzo di un Pierrot, che vede l’esordio di Mario Caserini, in qualità di realizzatore. Oltre a un film realizzato da Luigi Roatto, la restante produzione italiana viene dalla Cines, che, fin dal debutto, non nasconde le proprie ambizioni internazionali, strappando alla Pathé uno dei più prestigiosi realizzatori del tempo, Gaston Velle; il metteur en scène francese realizzerà per la casa romana 23 titoli, spaziando dal genere comico, al drammatico, alle feèries, sei delle quali rifacimenti di film precedentemente girati per la Pathé.
La produzione Cines ha un immediato successo in Italia e all’estero grazie a film come Otello, dramma in 12 quadri di Mario Caserini e ad alcune delle migliori pellicole girate da Velle, tra cui Nozze tragiche, La gitana e il magnifico Un viaggio in una stella, film in 10 quadri, capolavoro del genere fantastico. Se la Cines primeggia nella produzione di finzione, l’Ambrosio senza dubbio eccelle nel genere documentaristico che nel 1906 riscuote ancora grandi consensi. Grazie all’esperienza e alla perizia di operatori come Giovanni Vitrotti e Roberto Omegna, la casa torinese può vantare nel suo catalogo riprese “dal vero” di ottima qualità, quali Tor di Quinto, La scuola di cavalleria di Pinerolo ed Eruzione del Vesuvio, oltre a una vasta produzione di film a soggetto più commerciali, in gran parte di genere comico.
Con la contemporanea comparsa di nuovi soggetti, il 1906 fu, dunque, momento di trasformazione e cambiamento dello scenario produttivo europeo e la scelta dei titoli presentati in questo programma tende a documentare alcune peculiarità delle case di produzione europee che in quell’anno fecero il loro esordio, sollecitando una comparazione con la coeva produzione italiana, in gran parte opera di altre due illustri “debuttanti”. Nonostante l’esiguità del numero di pellicole sopravvissute e disponibili, la proposta cerca di rispettare quella varietà di generi irrinunciabile in ogni spettacolo cinematografico di inizio secolo, nel tentativo di ricostruire un ipotetico programma, plausibile, pur con le dovute cautele, anche per le sale dell’epoca.
Giovanni Lasi