Mer

29/06

Cinema Arlecchino > 14:15

REFLECTIONS IN A GOLDEN EYE

John Huston
Introduce

Angela Allen, script supervisor del film

Copia 35mm “dorata” proveniente dalla Cinémathèque Suisse

Info sulla
Proiezione

Mercoledì 29/06/2016
14:15

Sottotitoli

Versione originale con sottotitoli

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival

REFLECTIONS IN A GOLDEN EYE

Scheda Film

Trasposizione ottima ed estremamente fedele (come tutte le sceneggiature che vedevano la partecipazione di Gladys Hill, preziosa e versatile assistente di John Huston) del brevissimo romanzo di Carson McCullers, Reflections in a Golden Eye è un film misterioso e atipico per il regista come lo sarà anche Wise Blood (1979), tratto dall’opera di un’altra grande scrittrice del sud.
È un film misterioso perché il romanzo, malgrado la sua brevità e il parco stile narrativo, è molto più esplicito nel descrivere i personaggi e i loro moventi, mentre la lettura di Huston è più elaborata (soprattutto, immagino, nella copia originale virata oro o seppia, che non ho mai visto e che interpreto come un riferimento fin troppo letterale al titolo: anche se l’occhio è d’oro, la sua visione non dovrebbe esserlo; e l’unico occhio d’oro del film è quello del pavone dipinto dal domestico filippino del personaggio interpretato da Julie Harris) e sembra voler tacere informazioni presenti nel libro. È anche un film che non appartiene a nessun genere: né commedia, né melodramma (poteva essere entrambi, anche contemporaneamente), né thriller, né dramma militare, né incontro-scontro teatrale tra attori come Chi ha paura di Virginia Woolf? e troppo freddo e pacato per ricordare Tennessee Williams.
L’assegnazione dei ruoli appare in sorprendente contrasto con le descrizioni fisiche di Carson McCullers, ma si rivela pressoché perfetta grazie al modo in cui gli attori aderiscono ai personaggi, interpretati con stili di recitazione diversissimi. Marlon Brando (in una delle sue migliori e più equilibrate prove d’attore), Elizabeth Taylor, Brian Keith, Julie Harris, Zorro David e Robert Forster sono scelte così azzeccate che rileggendo il libro il pensiero va agli attori del film, per quanto diversi dalle descrizioni di McCullers.

Miguel Marías

Reflections in a Golden Eye è una storia psicologica. A mio modo di vedere, il Technicolor assoluto si sarebbe frapposto fra il pubblico e la storia, una storia di menti, pensieri, emozioni. Cosi cercai una qualità di colore particolare. Il laboratorio della Technicolor italiano mise in atto ogni sforzo per adeguarsi alle mie esigenze, temo a spese di altri film allora in lavorazione. Furono spesi settimane e mesi di esperimenti, dal momento che la ricerca precedette l’inizio della lavorazione, e continuò dopo le ultime riprese. Ciò a cui arrivammo fu un effetto dorato, un diffuso color ambra, assolutamente splendido e in tono con l’atmosfera del film.
Quando mandai la copia definitiva negli Stati Uniti, pensavo di ottenere più o meno un trionfo. Alla Warner Bros. la pensavano diversamente: il mio colore non gli piaceva. Ordinarono che si facessero copie in puro e semplice Technicolor. Io mi opposi e alla fine, usando ogni minaccia, ogni contatto, ogni influenza possibile, ottenni che lo studio accettasse di fare cinquanta copie in color ambra e le distribuisse ai cinema delle principali città americane. Il resto sarebbe stato fatto in comune Technicolor.
Ogni tanto qualcuno viene da me e mi dice: “Ho visto Riflessi nel colore originale ed è fantastico! Perché l’hanno distribuito in Technicolor assoluto?”. Per quel che ne so io, la ragione è che gli uffici vendite della Warner erano diretti da un uomo il cui gusto in fatto di colore si era formato sui primi film di pirati di serie B: “Quanto più colore per metro quadrato di schermo, tanto migliore il film”.
A me Reflections in a Golden Eye piace. Penso sia uno dei miei film migliori.

John Huston, Cinque mogli e sessanta film, Editori Riuniti, Roma 1982

John Huston e Aldo Tonti, il direttore della fotografia di Ossessione, Europa ’51, India, Le notti di Cabiria, Guerra e pace, fecero una delle operazioni più coraggiose mai tentate sul Technicolor, che era una sorta di super colore e come tale non violabile. Grazie alla collaborazione con Technicolor Roma decolorarono il film, arrivando a una soluzione mai vista prima, che aprì nuove strade, dove sotto un monocromo dorato sopravvivono dei fantasmi di colore che danno un’ulteriore dimensione psicologica e astratta al film.

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Cast and Credits

Sog.: dal romanzo omonimo di Carson McCullers. Scen.: Chapman Mortimer, Gladys Hill. F.: Aldo Tonti. M.: Russell Lloyd. Scgf.: Bruno Avesani. Mus.: Toshiro Mayuzumi. Int.: Elizabeth Taylor (Leonora Penderton), Marlon Brando (maggiore Weldon Penderton), Brian Keith (tenente colonnello Morris Langdon), Julie Harris (Alison Langdon), Zorro David (Anacleto), Robert Forster (soldato Williams), Gordon Mitchell (sergente stalliere), Irvin Dugan (capitano Weincheck), Fay Sparks (Susie). Prod.: Ray Stark per Warner Bros., Seven Arts International. 35mm. D.: 108’. Col.

COLOR WOOGIE

Regia: Albert Pierru
Anno: 1954
Paese: Francia
Durata: 3'
Audio
Sonoro
Edizione
2016