OLTRE LA VITA, OLTRE LA MORTE
T. alt.: Anime solitarie. T. copia: Au delà de la vie au delà de la mort. Sog.: Alberto Capozzi. Int.: Diana Karenne (Diana Fauro), Alberto Capozzi (Alberto Sperelli). Prod.: Pasquali & C.. 35mm. L.: 137 m. D.: 7’ a 18 f/s (frammento, l. orig.: 1618 m). Bn.
Scheda Film
Di quello che indoviniamo come uno struggente mélo romantico è rimasto solo un breve frammento iniziale: Diana Karenne suona il piano, circondata da uno stuolo di ammiratori in frac. È una ereditiera bella e un po’ viziata, il modello di donna a cui il cinema muto italiano riserva tragici rovesci di fortuna in pegno per l’ascesa allo status di eroina tragica. Diana non fa eccezione: dovrà affrontare il suicidio del padre, la rovina e un amore tormentato per Alberto Capozzi, partner maschile di cui nella copia non c’è più traccia. Il modello è, evidentemente, Ma l’amor mio non muore! (1913) ma la Karenne, pur avendo esordito da poco sullo schermo, non sembra affatto intimidita dall’ombra della Borelli e propone la propria reinterpretazione dei topos del genere, apprezzabile anche nei pochi minuti rimasti: dal dolore imbambolato per la morte del padre al disperato aggirarsi nel buio dei vicoli poveri. Una tavolozza espressiva intorno alla quale Pasquali costruisce una regia discreta, con speciale attenzione agli effetti di luce.
Stella Dagna