Lettre à la prison
T. alt.: Le Chien. Scen., F., M.: Marc Scialom. Mus.: Mohamed Matar, Mohamed Saada. Int.: Tahar Aïbi (Tahar), Marie-Christine Lefort (la ragazza incontrata da Tahar). Myriam Tuil (l’hôtèlier), Marie-Christine Rabedon (una ragazza), Jean-Louis Scialom (il bambino sulla terrazza), Hamid Djellouli (la voce del fratello di Tahar), Jean-Louis Dupont (l’assassino). Prod.: Film Flamme, Société de production Le Sacre, Société de production Polygone Étoilé. 35mm. D.: 70′. Bn e Col.
Scheda Film
A tutti quelli che lavorano ostinatamente nell’ombra, ai cineasti marginali, dilettanti, atipici, che so esplodere di una passione umiliata e brulicano di mille folgorazioni, tali da far impallidire il cinema e la televisione ufficiali, a tutti coloro che la ‘professione’, con superbia ignora, io dedico Lettre à la prison e la sua avventura.
Marc Scialom
Marc Scialom, ebreo di origini italiane, toscane, poi naturalizzato francese, nasce a Tunisi nel 1934. Dopo le persecuzioni naziste del ’43 in Tunisia, le ripercussioni sugli italiani, automaticamente associati ai fascisti nel periodo dell”epurazione’, e la strage di Biserta (1961) – con lo sconfinamento in Tunisia della guerra franco-algerina denunciato nel corto La Parole perdue (1969) –, si trasferisce in Francia.
La sua vita si intreccia, ‘mancandola’, con la storia del cinema: a Parigi Lettre à la prison, realizzato con amici e familiari, senza un produttore e quasi ‘clandestinamente’, non è sostenuto dai suoi compagni cineasti, tra cui Chris Marker. Si tratta di un’opera sulla perdita di identità culturale e personale di un esule arabo in Francia, che mette il dito nelle piaghe di (post)colonialismo e razzismo. È girato tra Tunisi, Marsiglia e Parigi, sull’asse dell’esilio dell’autore. Deluso, Scialom chiude il film in un cassetto. Torna alle sue origini, allo studio della lingua e della letteratura italiane. Insegna all’Università di Saint-Ètienne. Traduce la Divina Commedia (Le Livre de Poche, 1996). Di Dante, sentito come “l’esule per eccellenza”, si era già occupato con il cortometraggio Exils (1966), lavoro poi sempre rinnegato, anche dopo la vittoria del Leone d’argento alla Mostra di Venezia del 1972.
Dopo il ritrovamento di Lettre à la prison, grazie alla figlia Chloé, anche lei cineasta, il restauro e la presentazione nel 2008 al Festival International du Documentaire di Marsiglia, dove ottiene la Mention spéciale du Groupement National des Cinémas de Recherche, Marc Scialom torna al lavoro cinematografico con Nuit sur la mer (2012), riflessione sulla morte, e sull’utopia di un mondo senza frontiere.
Mila Lazic, Silvia Tarquini (a cura di), Marc Scialom. Impasse du cinéma. Esilio, memoria, utopia / Exil, mémoire, utopie, Artdigiland, Dublino 2012.
Restaurato nel 2008 presso il laboratorio l'Immagine Ritrovata di Bologna