Picnic
T. it.: Picnic; Sog.: dalla commedia omonima di William Inge; Scen.: Daniel Taradash; F.: James Wong Howe; Mo.: Charles Nelson, William A. Lyon; Scgf.: William Flannery, Jo Mielziner, Robert Priestley; Mu.: George Duning, Will Hudson, Edgar De Lange, Irving Mills; Int.: William Holden (Hal Carter), Kim Novak (Marjorie ‘Madge’ Owens), Betty Field (Flo Owens), Susan Strasberg (Millie Owens), Rosalind Russell (Rosemary Sidney), Cliff Robertson (Alan Benson), Arthur O’Connell (Howard Bevans), Verna Felton (Helen Potts), Reta Shaw (Irma Kronkite), Nick Adams (Bomber), Raymond Bailey (Signor Benson), Elizabeth Wilson (Christine Schoenwalder); Prod.: Columbia Pictures Corporation; Pri. pro.: novembre 1955. 35mm. D.: 113’ Col.
Scheda Film
In una cittadina del Kansas sbarca una mattina William Holden, cencioso, abbronzato e trascurato. In cambio di un buon pasto, brucia i rifiuti nella casa di una vecchia signora che, in sovrappiù, gli lava la camicia. Frattanto lui, a torso nudo, ha fatto conoscenza di una bella ragazza, Kim Novak, e della sua sorellina, Susan Strasberg. Con la camicia pulita, Holden può finalmente fare visita a Cliff Robertson, suo compagno di scuola, ben sistemato e fidanzato con Kim Novak. L’indomani ha luogo un grande picnic tradizionale (…). Holden si mostra particolarmente brillante, danza come un dio, tiene allegri tutti e deve respingere le avances di una maestra – Rosalind Russell – che ha bevuto troppo whisky. Come si spoglia, quella lo insulta e lui, disgustato, si salva, ripescato da Kim Novak tra le cui braccia passerà la notte. (…)
Non so dirvi se, premiata con un premio Pulitzer, la commedia Picnic di William Inge, che è autore anche di Come Back Little Sheba e di Bus Stop, sia o meno geniale, ma il film che ne hanno ricavato Daniel Taradash, autore della sceneggiatura e dei dialoghi, e Joshua Logan regista – che precedentemente aveva diretto anche la commedia a Broadway – non è lontano dall’esserlo. Attraverso questa tranche de vie, è un ritratto dell’America che Logan abbozza per noi, senza malignità e anche senza troppo sentimentalismo, ma con una lucidità un po’ crudele che imparenta il suo sguardo sul mondo a quello di Jean Renoir. Ma se è necessario vedere Eléna et les hommes più di una volta prima di scoprire tutte le bellezze, non c’è niente in Picnic che non sia percepibile fin dalla prima visione. È la sola ragione per cui Picnic può sedurre più del film di Renoir. Dovendo continuare il confronto, i due film hanno in comune il fatto di essere innanzi tutto storie raccontate per immagini e di offrirci dell’amore una visione di volta in volta più vera di quanto non capiti abitualmente sullo schermo, carnale e finalmente disincantata. (…) In Josh Logan noi salutiamo un nuovo grandissimo regista di cui Jacques Rivette dice che è “Elia Kazan moltiplicato per Robert Aldrich”, cosa del tutto esatta perché Picnic fa pensare a East of Eden per la delicatezza del tratto e a Vera Cruz per il suo fulgore.
François Truffaut, Les Films de ma vie, Flammarion, Paris 1975 (tr.it. Marsilio, Venezia 1978)
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