PROGETTO CHAPLIN 2011

“Il cinema non è il mio mestiere – scriveva Rossellini – il mio mestiere è che bisogna apprendere quotidianamente e che non si finisce mai di descrivere: è il mestiere di uomo. E che cos’è un uomo? È un essere eretto che si alza sulla punta dei piedi per guardare l’universo”. Come noto Chaplin non parlò mai molto, e comunque per noi mai abbastanza, del suo mestiere di cineasta. Alcuni attribuirono questa sua ritrosia ad addentrarsi nei meandri della creazione a una sorta di scaramanzia, altri al suo essere prima di tutto un regista istintivo che strutturava i suoi film attorno a un’idea di ritmo e di coerenza quasi ‘organiche’ e che dirigeva i suoi attori come fossero un’estensione del suo corpo. Il suo archivio ci rivela anche tutto il resto: l’insorgere di un’idea, la libertà e l’ostinazione della scrittura, il rigore delle scelte. La sua portata è tale, in termini di consistenza e di rilevanza, che sembra arricchirsi all’infinito, tanto che ci consente ancora di scoprire nuove carte, come quelle straordinare e dense di consigli a Paulette Goddard (stenografati e poi trascritti) per l’interpretazione della scena finale di The Great Dictator. I nostri tre appuntamenti di quest’anno seguono idealmente altrettante tracce indicate da questo meraviglioso e generosissimo archivio.

CHARLIE’S FIRST SCRIPT

L’11 novembre del 1938 la prima pagina del The Times di Londra denunciava i fatti della ‘Notte dei Cristalli’: “Nessuna propaganda straniera rivolta a diffamare la Germania davanti al mondo intero potrà cancellare i racconti degli incendi e delle percosse, delle vergognose violenze subite da uomini e donne innocenti e indifesi, che ieri hanno disonorato il paese”.
In quello stesso giorno, Chaplin abbozzava una stesura di due pagine del discorso finale di The Great Dictator, destinato a diventare uno dei più controversi della storia del cinema.
The Great Dictator segna un’inevitabile rivoluzione nel metodo di lavoro di Chaplin. Fino a quel momento aveva evitato con successo le costrizioni di una sceneggiatura, affidandosi al suo istinto per la struttura e a un processo creativo spontaneo. Rendendosi conto che un film parlato richiedeva una sceneggiatura, si gettò nella scrittura con grande energia e originalità realizzando un’opera monumentale.
Il rapporto tra le pagine non utilizzate e la sceneggiatura finale è simile a quello tra la quantità di pellicola utilizzata (477.440 piedi) e il film finito (11.625 piedi). Oltre tremila pagine di materiale confluirono in una sceneggiatura di 200 pagine, di per sé già eccezionalmente lunga per gli standard di Hollywood.
La straordinaria quantità di appunti, trattamenti, bozze di sceneggiature prodotte tra il settembre 1938 e l’inizio delle riprese il 9 novembre 1939, ci offre una prospettiva unica sul metodo creativo di Chaplin.

(David Robinson, Cecilia Cenciarelli)

DOSSIER: EDDIE SUTHERLAND

Il nome di Eddie Sutherland è legato ai film con W.C. Fields e Mae West da lui diretti negli anni Trenta. Eppure anche nel suo caso fu Chaplin a tenerlo a battesimo. Fu assistente alla regia in due produzioni di rilievo come A Woman of Paris e The Gold Rush e testimone delle riprese dell’enigmatico The Professor. La documentazione presente nell’archivio Chaplin conferma che Sutherland fu l’uomo che orchestrò le spettacolari inquadrature iniziali di The Gold Rush e suggerì a Chaplin l’idea della capanna in bilico sul precipizio. Nonostante Sutherland abbia sempre riconosciuto il suo debito nei confronti di Chaplin, non vi sono molte tracce del maestro nelle sue commedie. Questo dossier esaminerà i suoi lavori – che sorprendentemente goderono di ottimi incassi nonostante una certa mancanza di ispirazione – attraverso interviste audio, documenti d’archivio, foto di set ed estratti di film. La proiezione di due lungometraggi, uno muto, It’s the Old Army Game, e uno sonoro, Diamond Jim, completeranno il programma.

(Kevin Brownlow, Cecilia Cenciarelli)

SYD CHAPLIN, A BIOGRAPHY

Sydney John Chaplin (cognome legale Hill) nacque a Londra il 16 marzo 1885 da una soubrette nubile, Hannah Harriet Pedlingham Hill, che solo quattro anni dopo diede alla luce colui che era destinato a diventare forse il più famoso e affermato comico cinematografico del mondo, Charlie. Sono state fatte molte congetture sul rapporto tra i due fratelli, ma sembra che almeno inizialmente Sydney si sia amorevolmente occupato del giovane Charlie, sostenendolo. Con la fama di Charlie, però, arrivarono per Sydney le complicazioni. Mise a tacere il proprio ego e le proprie necessità per lavorare al successo senza eguali del fratello? La risposta breve a questa domanda è “sì”, ma il lato competitivo di Sydney non poteva accontentarsi a lungo del profondo affetto per Charlie. Intraprese così a sua volta una carriera cinematografica che lo portò a fare 37 film tra il 1914 e il 1929. Nonostante il successo di pellicole come Charley’s Aunt (1924) e The Better ‘Ole (1926), la sua carriera subì anche gravi rovesci, prima nel 1922 quando uscì l’atteso King, Queen, Joker – un clamoroso fiasco – e successivamente nel 1929, quando cadde in disgrazia dopo uno scandalo che vide il coinvolgimento di un’attrice e della British International Pictures. Questa enigmatica vita è il soggetto di Syd Chaplin: A Biography.

(Lisa Stein Haven)

Sezione a cura di Cecilia Cenciarelli