Jean Epstein, il mare del cinema
I documentari di Jean Epstein sono ambientati nella Bretagna costiera. Il regista, conosciuto anche come teorico, ha creato il concetto di paysage- acteur: significa che la natura ha sullo schermo lo stesso ruolo degli attori nei film drammatici ed è l’oggetto di uno studio dettagliato quanto loro. Niente – neanche l’oggetto più piccolo – è passivo: “non esistono oggetti morti sullo schermo”. La vita è fatta di situazioni, non di storie. Non è una serie di scatole cinesi e anche il concetto “film caleidoscopico” appartiene al passato. Il cinema diventò “una descrizione delle illusioni del cuore”. Il ciclo visionario di Epstein in Bretagna – la sua immersione nel “documentario” – iniziò quasi immediatamente dopo la sua più famosa creazione sperimentale, La chute de la Maison Usher (1928). Voglio menzionare la visione marina forse più stupefacente, un frammento lungo venti minuti, Le Tempestaire (1948). Cristallizza il senso del silenzio con toni quasi religiosi: le immagini delle persone ferme sono come una preghiera. Lo spettatore sente il vento e le onde, il tramonto e l’alba in un modo assolutamente unico.
(Peter von Bagh)
Programma a cura di Peter von Bagh
Si ringrazia Laura Vichi