Cinemalibero

A cura di Cecilia Cenciarelli ed Elena Correra

“La storia del cinema è un terra strana e in gran parte inesplorata” scrive Peter von Bagh introducendo la prima proiezione internazionale di Kahdeksan surmanluotia, quarant’anni dopo la sua messa in onda. Grazie a lui, il capolavoro di Mikko Niskanen ha valicato le frontiere finlandesi e viene oggi accostato all’opera di von Stroheim e di Zola. Come promesso a Peter, quest’anno possiamo finalmente mostrarvi il film in una copia restaurata 35mm.
Immaginiamo questa edizione di Cinemalibero come un viaggio non lineare attraverso opere figlie della marginalità che ci invitano a riconsiderare il canone della storia del cinema. Abbiamo scelto di percorrere solo strade secondarie, molte delle quali ci conducono nelle zone rurali del mondo, nelle pieghe e fra le piaghe di comunità dimenticate dal potere. Dal centro della Finlandia svuotata dalle politiche agrarie del dopoguerra, ci mettiamo sulle tracce della carovana di Thamp̄ fino a Thirunavaya, villaggio del Kerala di cui Aravindan Govindan coglie le avversità e la meraviglia, in quello che Satyajit Ray definì “uno dei ritratti più profondi e commoventi degli artisti di strada che sia stato mai realizzato”. Vittime della natura ostile e di residui feudali, i contadini e i pastori del sertão brasiliano di Rocha, lottano per la sopravvivenza. “La fame è l’essenza stessa della nostra società”, scriverà il padre del cinema novo, che qui mette in scena un film ribollente, visionario e liricamente barocco, in un tenebroso labirinto di miti e superstizioni. Gli risponde dodici anni dopo Felipe Cazals dal villaggio messicano di San Miguel di Canoa, con un’opera potente che ci mostra una popolazione isolata e analfabeta in balia di un clima di tensione e repressione politica. Arrivati a Dakar, dobbiamo lasciare il tempo ai nostri occhi di abituarsi alla luce, al cielo di Colobane, ai suoi colori. E all’incendiario universo di Djibril Diop Mambéty. È invece grigio, marrone e illuminato al neon l’esilio tedesco dell’operaio turco protagonista di Dar Ghorbat. Sohrab Shahid Saless, capofila della nouvelle vague iraniana, riesce a farci sentire la solitudine e l’isolamento esistenziale di Husseyin fino sotto la pelle. Presentiamo infine, in anteprima, un restauro che ci sta molto a cuore: Les Mains libres dell’italiano Ennio Lorenzini prodotto da Casbah Film. Rimasto pressoché invisibile per oltre mezzo secolo, è il primo film (girato in Technicolor!) dell’Algeria indipendente, scoperto grazie alla collaborazione con l’artista algerina Zineb Sedira, che rappresenta quest’anno la Francia alla Biennale di Venezia. Lo presentiamo insieme ad Algérie en flammes, un’opera certamente più nota e altrettanto fondamentale per la storia dell’Algeria e dell’anti-colonialismo. Il documentario che René Vautier gira in condizioni del tutto eccezionali durante la guerra al fianco del Fronte di Liberazione algerino verrà mostrato in Francia per la prima volta solo dieci anni dopo nelle aule della Sorbona occupata.

Cecilia Cenciarelli ed Elena Correra

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