Una questione di sguardo
Come un fil rouge, il tema dello sguardo ricorre nel film tenendo legati assieme i vari pezzi del collage come è inevitabile d’altronde in un lavoro frutto della collaborazione tra una cineasta e uno street artist che hanno fatto della passione per l’immagine il proprio mestiere.
Lo sguardo è presente nel film in ogni sua accezione: è l’attenzione verso luoghi e persone altrimenti invisibili, è il richiamo di immagini e ricordi appartenenti al passato ma è anche il desiderio di fissare nuovi ricordi e di volgere quindi lo sguardo al futuro.
“Il mio più grande desiderio è incontrare facce nuove e fotografarle perché non vadano a finire nei buchi della mia memoria”: è questa in effetti la dichiarazione d’intenti con cui il film si apre.
Ecco allora spiegato il motivo della centralità degli occhi intesi proprio come parti anatomiche che permettono di guardare.
Più volte nel corso del film si fa riferimento agli occhi di Agnès, che non riescono più a vedere bene e a quelli di JR che al contrario vedono benissimo ma si celano dietro gli occhiali scuri, quegli occhiali che in lei rievocano ancora una volta il ricordo dell’amico Godard.
Da qui l’idea di JR di fotografare i grandi occhi verdi di Agnès e di affiggere l’immagine ingigantita su un treno diretto verso i luoghi della Francia che lei, personalmente, non potrà mai visitare.
“Abbiamo cercato di raccontare quello che accade ai tuoi occhi. Volevo vedere per te, meglio di te che vedi sfocato… soprattutto da lontano. Ho fotografato i tuoi occhi da vicino e li ho mostrati da lontano”.
Conversazione tra Agnès Varda, JR e Olivier Père, 31 gennaio 2017
p