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26/08
Cinema Jolly > 15:30
POKOLENIE POBEDITELEJ
VERA STROEVA
Nata a Kiev nel 1903, studia al conservatorio cittadino, poi entra a far parte del teatro sperimentale che diventerà il Teatro per bambini di Mosca. Lì incontra il futuro marito e talvolta co-regista Grigorij Rošal’, del quale sarà a lungo la sceneggiatrice (insieme alla cognata Serafima Rošal’). Vera Stroeva gira i suoi primi film, Pravo otcov (Il diritto dei padri) e Čelovek bez futljara (L’uomo senza astuccio), considerati perduti, per gli studi cinematografici Ukrainfil’m di Odessa all’inizio degli anni Trenta. Trionfa con Rošal’ a Venezia nel 1934 grazie a Peterburgskaja noč (La notte di Pietroburgo), adattamento da Dostoevskij che inserisce Le notti bianche in un’altra opera giovanile, il romanzo incompiuto Netočka Nezvanova, attraverso la figura del violinista Efimov. Si distingue già la predilezione di Stroeva per la musica e l’uso che sa farne, sottile e originale (il violino che sentiamo è quello di David Ojstrach, registrato dal vivo durante le riprese). La musica la porta a firmare uno dei suoi rari documentari (Junye muzykanty, Giovani musicisti, 1945) e in seguito le permetterà di accedere a consistenti mezzi di produzione per due adattamenti di opere di Mussorgskij, Boris Godunov (1954) e Chovanščina (1959). Durante la guerra è uno dei rari registi a valorizzare gli artisti non russi, utilizzando gli attori kazaki di Alma-Ata (nei mediometraggi Syn bojca, Il figlio del soldato, e Batyry stepej, Gli eroi delle steppe, entrambi del 1942). Lo rifà con Maryte (1947), omaggio a un’eroina della lotta contro i nazisti e di fatto primo film lituano della storia. Se nel documentario di guerra hanno lasciato il segno grandi nomi femminili (Ėsfir’ Šub, Elizaveta Svilova, Lidija Stepanova, Julija Solnceva), Vera Stroeva è, con questi tre film, la sola donna ad aver contribuito al film narrativo di guerra sovietico: al pari di Donksoj, Stroeva sa unire realismo brutale e un lirismo a tratti enfatico. Durante la sua lunga carriera (dal 1930 al 1983), e nel capolavoro del 1936, Pokolenie pobeditelej (Generazione di vincitori), dà sempre prova di maestria nella direzione degli attori. Muore a Mosca nel 1991.
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
POKOLENIE POBEDITELEJ
Scheda Film
Il film si apre con alcuni studenti che contestano un professore all’università di San Pietroburgo nel 1896 e si chiude con la rivoluzione del 1905: è la storia di una generazione, dalle prime riunioni clandestine alla rivolta armata di un quartiere operaio di Mosca. Stroeva, “solida cineasta sovietica”, come scrive Georges Sadoul, tenuta nel 1936 ad adottare un classicismo di buona lega, dispiega la sua capacità in questo affresco rivoluzionario avvincente come un romanzo d’avventura. La composizione delle inquadrature, l’uso dell’architettura e della profondità di campo è notevole, come il suo senso del contrappunto sonoro: in una delle scene finali, per un tempo prolungato, la rivoluzione non viene mostrata, è solo udita da una dei protagonisti. Rošal’ riferì che per questo film, destinato al grande pubblico, Vera Stroeva si era meritata gli elogi di Ėjzenštejn. Il film può contare anche sull’aura dei suoi interpreti, presi in prestito dai teatri moscoviti: Boris Ščukin, allievo di Evgenij Vachtangov, pilastro della troupe lasciata in eredità da quest’ultimo e interprete essenziale di Lenin, al quale anche il ruolo qui recitato allude; Nikolaj Chmelev, star del Teatro d’Arte che finirà poi per dirigere (“il più grande attore tragico d’Europa”, lo definì Lion Feuchtwanger); Ksenija Tarasova, che brillerà per trent’anni al Malyj Teatr; Vera Mareckaja, formatasi anch’essa con Vachtangov prima di una grande carriera a teatro e al cinema (Dom na Trubnoj di Boris Barnet, Ona zaščiščaet rodinu, Ella difende la patria, di Fridrich Ėrmler, Sel’skaja učitel’nica, L’educazione dei sentimenti, di Mark Donskoj); Marija Sinel’nikova, altra brillante rappresentante dello ‘stile Vachtangov’; Nikolaj Plotnikov, formatosi con Michail Čechov al Teatro d’Arte e la cui sessantennale carriera teatrale non può essere riassunta in questa sede. Quasi tutti divennero ‘artisti emeriti’ dell’Unione Sovietica, ricoperti di premi e di medaglie. Per gli spettatori russi che li conoscono è un piacere rivederli giovani, belli, divertenti, commoventi. Per gli altri sarà l’occasione per scoprire un gruppo di attori straordinari, che offrono una panoramica della grande scuola realista russa.
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
Cast and Credits
Scen.: Serafima Rošal’, Vera Stroeva. F.: Leonid Kosmatov. Scgf.: Iosif Špinel’ Aleksandr Žarenov. Mus.: Nikolaj Krjukov. Int.: Boris Ščukin (Aleksandr Michajlov), Nikolaj Chmelev (Evgenij Svetlov), Ksenija Tarasova (Sofija Morozova), Vera Mareckaja (Varvara Postnikova), Nikolaj Plotnikov (Stepan Klimov), Vladimir Kandelaki (Niko Goceridze), Marija Sinel’nikova (Roza Štejn). Prod.: Mosfil’m. 35mm. Bn.
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