Dopo il suicidio del padre, sommerso dai debiti, una famiglia di tessitori deve fare i conti con un futuro incerto. Ambientato nel quartiere Nishijin di Kyoto, centro di produzione tessile fin dal XV secolo le cui tradizioni erano minacciate dalla modernizzazione del Giappone, questo dramma delicato è un’altra delle eleganti cronache di Yoshimura dell’esperienza femminile nell’antica capitale e un’altra attenta analisi dei cambiamenti sociali del dopoguerra.
Il recensore di “Kinema Junpo” paragonò il film a Čechov evocando Il giardino dei ciliegi, che notoriamente traccia il declino di un’antica famiglia. In realtà la sceneggiatura di Shindo aveva preso spunto da un’opera teatrale meno celebre del 1882, Les Corbeaux del francese Henry Becque, che raccontava un’aspra lite per un’eredità. Shindo, figlio di una famiglia benestante che era andata in bancarotta, vi aveva anche inserito ricordi della sua infanzia. La sua sceneggiatura si distingue per le caratterizzazioni ricche e minuziose, mentre l’atmosfera di Nishijin è resa abilmente dal più apprezzato direttore della fotografia giapponese, Kazuo Miyagawa (190899). Miyagawa aveva fotografato Rashomon due anni prima e avrebbe lavorato a Ugetsu Monogatari (I racconti della luna pallida d’agosto) – una delle sue varie collaborazioni con Mizoguchi – un anno dopo.
Yoshimura riunì un cast superbo, tra cui l’attrice preferita di Mizoguchi, Kinuyo Tanaka (1909-77), per questo studio elegiaco dei mestieri tradizionali in declino di fronte alla modernizzazione del paese. Il recensore di “Kinema Junpo” elogiò la vitalità della recitazione di Tanaka, in un ruolo per il quale la giudicò perfetta, e la “sfavillante” interpretazione di Ichiro Sugai (1907-73). Si felicitò inoltre per i “notevoli progressi” compiuti dalla star Yumiko Miyagino (1926-2018), che aveva debuttato al cinema soltanto due anni prima.

Alexander Jacoby e Johan Nordström