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29/06
Cinema Arlecchino > 09:00
HER MAN
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HER MAN
Scheda Film
“Non è facile determinare, a una prima visione, di che cosa parli il film” scrive il 4 ottobre 1930 il recensore del “New York Times”, pur precisando che si tratta d’una variazione sul tema della “leggendaria canzone americana” Frankie and Johnnie. In realtà non c’è nulla di intricato o oscuro in Her Man, a riprova di quanto i primi talkies producessero spaesamento, nel pubblico come nella critica. Lo spaesamento si spinge al punto che l’ambientazione di questo film visto poco e male, circolato in copie impossibili, viene talora identificata con la Parigi dei bassifondi – complice forse involontario Leslie Halliwell, che nella sua asciutta liquidazione dell’opera parla di un “French apache setting”. Ammette però che “il film ha i suoi devoti”. In realtà, il restauro di Her Man recupera una gemma del primissimo sonoro. Già i titoli di testa non nascondono l’ambizione: crediti scritti sulla sabbia e cancellati dalla risacca. In termini di grandezza scalare, il nome di Tay Garnett ha un rilievo che s’impone. Her Man è davvero, nel senso consentito dalla Hollywood 1930, un film del suo autore.
Un lungo piano sequenza accompagna i passi sbilanciati d’una prostituta segnata dagli anni, dall’alcol, dai falsi movimenti. A ogni ansa del percorso ragazze, marinai, attaccabrighe, ubriaconi. Siamo nella zona portuale d’una città dei Tropici, forse Havana. Il piano sequenza s’arresta davanti al locale dove sarà confinata l’azione; la prostituta lascia il campo ai protagonisti. Perché questa è la visione del mondo di Garnett – l’angolo d’un porto, d’un piroscafo, d’un cargo, d’una taverna dal cui fondo burrascoso si stacca un amore (più o meno) cupamente destinale: William Powell e Kay Francis in One Way Passage, Gable e Harlow in China Seas. L’eroina qui è Frankie, scorza dura e faccino da giglio infranto, divisa tra un protettore latino e un marinaio di passaggio. Si balla, si fuma, si borseggia, si bevono birra e gin, causa infallibile di risse e routine comiche, talora uno stiletto vola e forse va a segno – l’inquadratura è così affollata che solo minuti dopo ne abbiamo conferma (un’interpretazione tutt’altro che ordinaria dell’idea di suspense). Si parla molto. Her Man è anche il piacere struggente di vedere e ascoltare attori senza domani, che affrontano con grazia l’impegno del sonoro: Phillips Holmes (poi in An American Tragedy di von Sternberg, in Broken Lullaby di Lubitsch) e Helen Twelvetrees (biondina perduta in numerosi film dei primi anni Trenta), entrambi svaniti in fretta dalla memoria cinematografica diffusa.
Paola Cristalli
Cast and Credits
Sog.: Howard Higgin, Tay Garnett. Scen.: Thomas Buckingham. F.: Edward Snyder. M.: Joseph Kane. Scgf.: Carroll Clark. Int.: Helen Twelvetrees (Frankie). Marjorie Rambeau (Annie), Ricardo Cortez (Johnnie), Phillips Holmes (Dan), James Gleason (Steve), Harry Sweet (Eddie), Stanley Fields (Al), Matthew Betz (Red), Thelma Todd (Nelly), Franklin Pangborn (Sport). Prod.: E. B. Derr per Pathé Exchange, Inc. DCP. Bn.
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