Sab

01/07

Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni > 16:15

CAPELLI BIONDI

Introducono

Maurilio Forestieri (Cineteca dello Stretto) e Andrea Meneghelli

Accompagnamento al piano di

Daniele Furlati

Info sulla
Proiezione

Sabato 01/07/2023
16:15

Sottotitoli

Versione originale con sottotitoli

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival

CAPELLI BIONDI

Scheda Film

L’unica copia del film che ci risulta sopravvissuta appartiene alla Cineteca dello Stretto, un nuovo archivio cinematografico che sorge nel cuore dell’isola di Ortigia, a Siracusa. Questa realtà nasce dall’opportunità creatasi dall’incontro di un gruppo di giovani professionisti del settore e un imprenditore lungimirante e appassionato di cinema, arte e, in generale, della Sicilia. La Cineteca si occupa di un importante fondo filmico ancora tutto da scoprire, costituito da centinaia di pellicole cinematografiche di vario genere e formato. Tra questi chilometri di cellulosa, i tesori nascosti non mancano: oltre a Capelli biondi, L’occhio di Shivah del 1928, un film in negativo 9,5mm, mai montato, e restaurato in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Ecco un lungometraggio muto italiano avvolto nel mistero. Prodotto da una casa (la Costantini) che non ci risulta abbia dato agli schermi altri film, con regista ignoto e attori ancora da identificare. “Completamente ignorato dalla pubblicità e dai recensori”, avverte Vittorio Martinelli nel volume Il cinema muto italiano dedicato al 1919. Sappiamo da dove proviene il soggetto: un romanzo di Salvatore Farina pubblicato nel 1875. Oggi, tanto il romanzo quanto il suo autore sono largamente dimenticati. Ma nel decennio tra il 1870 e il 1880 Farina fu, a quanto assicura Gaetano Mariani nella sua Storia della Scapigliatura, “uno dei più notevoli avvenimenti di costume letterario del decennio”. Nel Dizionario biografico degli italiani, Lucia Strappini sintetizza le basi della smisurata produzione letteraria del Farina: ambientazioni per lo più piccolo-borghesi (con qualche incursione nell’alta società), “vicende sentimentali e pasionali ritratte con garbo”, “un diffuso spirito di pacato umorismo unito a una vena tenue di patetismo”, la famiglia come concetto morale cardine.
Manca dall’elenco un aspetto che nel film è impossibile ignorare: una punta, invero piuttosto affilata, di feticismo. L’amore martoriato di questo conte (che non disdegna i postriboli) per una dolce fanciulla dei bassifondi passa per una treccia bionda conservata in cassaforte e da lì prelevata di tanto in tanto per sfogare su di essa un desiderio represso. L’attenzione alla plasticità dell’inquadratura, il gusto per i giochi di chiaroscuro, l’apertura insistita di cornici varie in cui incastrare i personaggi dimostrano una consapevolezza compositiva che ci invita  a ulteriori indagini, nella speranza di scovare altri tasselli che rendano il mistero meno fitto.

Andrea Meneghelli e Maurilio Forestieri

Cast and Credits

Sog.: dal romanzo omonimo (1875) di Salvatore Farina. Prod.: Costantini. DCP. Col. (da nitrato imbibito e virato).